Ormai Whatsapp, la celebre applicazione di messaggistica istantanea, tiene banco ogni giorni tra le notizie. Tra novità, funzioni nascoste, trucchi, rintracciare i messaggi eliminati e come spiare i messaggi del partner, in questi ultimi mesi non si fa altro che parlarne. Gli articoli pubblicati ogni giorno che riguardano WhatsApp, infatti, sono innumerevoli e nella maggior part dei casi servono a soddisfare la curiosità degli utenti sui vari utilizzi non ancora del tutto conosciuti dell’applicazione.

WhatsApp non è solo trucchi, attenti ai reati

Con WhatsApp, però, non ci si diverte soltanto o si ricercano funzioni nascoste, Si ricorda, per esempio, che se si decidesse di installare un software per controllare i messaggi inviati e ricevuti dal partner si commetterebbe reato, così come si commetterebbe un illecito inviando troppi messaggi indesiderati alla stessa persona: si rischierebbe, infatti di essere accusati di stalking. Condividere video compromettenti anche potrebbe far correre il rischio di violare la privacy altrui. Quindi, l’utilizzo di WhatsApp va effettuato anche con una certa intelligenza e un certo buonsenso.

Clausole contrattuali della app

L’associazione CODICI, proprio in questi giorni, ha richiamato l’attenzione degli utenti su una clausola delle condizioni contrattuali di WhatsApp che è stata definita vessatoria: si tratta di una cosa che ha dell’incredibile in effetti.

Se si dovessero avere dei problemi con le condizioni contrattuali della prestigiosa app, infatti per chiedere giustizia si sarebbe costretti a rivolgersi ad un giudice della California. La notizia era stata già resa nota lo scorso maggio e Whatsapp era stata sanzionata con 3 milioni euro con l’obbligo di rendere pubblica sull’home page del proprio sito l’estratto del provvedimento che aveva riscontrato la vessatorietà non solo nella possibilità di avere giustizia soltanto rivolgendosi ad un giudice della California ma anche nelle clausole che prevedevano:

  • la possibilità di modificare i termini del servizio, anche dal punto di vista economico, senza specificarne i motivi e senza avvisare preventivamente il cliente
  • la possibilità di poter interrompere in qualsiasi momento il servizio senza darne preavviso al cliente
  • utilizzare il meccanismo di silenzio assenso per l’accettazione dei nuovi termini contrattuali che la maggior parte dei clienti neanche conoscevano

Ad agosto il portavoce di WhatsApp a tal proposito aveva fatto sapere che la società stava valutando la possibilità di presentare un ricorso all’Antitrust per quel che riguarda la sanzioni di maggio sulle clausole definite vessatorie. Ad oggi, però la società continua imperterrita nell’utilizzo dei termini sopra descritti che non sono ancora stati modificati.