Che il 2018 sarebbe stato un anno di svolta per Facebook lo si era capito quasi da subito. Più o meno da quando lo scandalo Cambridge Analytica aveva fatto passare a livello internazionale il messaggio che i dati affidati al social network non fossero al sicuro. Si è levato un polverone di livello internazionale che ha costretto Mark Zuckerberg a presentarsi davanti al Senato Americano. Da quel momento in avanti sono emersi una serie di provvedimenti da parte del proprietario del social network chiaramente finalizzati a ricostruire l'immagine di un fenomeno del web che ha successo da ormai quasi due lustri.

E la chiave di questa longevità, ai tempi del frenetico web, scaturisce spesso dalla capacità di reinventarsi, di fornire risposte prima che arrivino le domande. In tal senso Facebook, con tutto il suo entourage, è sempre stato maestro. E nelle ultime settimane sono arrivati diversi segnali che conducono in maniera netta verso un futuro in cui potrebbe mantenere la propria egemonia.

Zuckerberg e le blockchain

Da qualche giorno è ormai noto a livello internazionale il fatto che Zuckerberg abbia ridisegnato gran parte delle divisioni della sua azienda. In questa rivoluzione ha fatto particolarmente effetto la scelta di affidare ad uno staff di esperti un lavoro di ricerca sulle così dette blockchain.

Per chi non lo sapesse si tratta di un sistema, proveniente dal mondo delle bitcoin, che consente il deposito e l'elaborazione dei dati senza che questi raggiungano alcun tipo di soggetti terzi. Far emergere questa notizia potrebbe essere stata solo una mossa di marketing per manifestare a chiare lettere l'intenzione del social network di innalzare il livello di sicurezza dei dati.

C'è, però, chi sostiene che invece si tratti di una mossa strategica per portarsi avanti rispetto all'eventualità che un giorno Facebook istituisca una propria criptovaluta.

Facebook la scelta netta

Secondo diverse fonti Facebook, negli ultimi giorni, ha usato il pugno duro nei confronti di oltre duecento applicazioni del social network.

Motivo? Pare utilizzassero in maniera impropria i dati che ciascun utente sceglieva liberamente di cedere. Non si sa se la lista sarà resa pubblica, ma c'è chi ritiene che questa notizia, se confermata, rappresenterà addirittura un fatto più grave di quelli che hanno coinvolto Cambridge Analytica. Ancora una volta, però, emerge in maniera inquietante il fatto che i dati degli utenti sono stati a lungo a disposizione di app che ne potrebbero aver fatto un uso improprio.