La privacy è sempre stata uno delle caratteristiche chiave dell'app Whatsapp. Il co-fondatore dell'azienda Jan Koum è cresciuto nell'Unione Sovietica sotto la stretta sorveglianza governativa e, dopo l'acquisto di WhatsApp da parte di Facebook avvenuta nel 2014, ha sempre promesso di tenere i dati utente protetti ergendosi a garante di tutti gli utenti.

WhatsApp: perché la privacy potrebbe non essere più al sicuro

Purtroppo, il 30 aprile Jan Koum ha annunciato l'addio all'azienda lasciando ipotizzare a diversi analisti che, insieme a lui, l'azienda potrebbe lasciar andare anche la sua vecchia promessa.

Secondo quanto riportato da LifeHacker e dal New York Times, Koum è sempre stato molto preoccupato del focus di Facebook sulla raccolta e sulla vendita dei dati degli utenti.

In passato, quando possibile, ha sollevato la problematica al consiglio di anministrazione ritenendosi soddisfatto a tal punto da dichiarare che Facebook "ha espresso il suo sincero apprezzamento per i problemi di privacy e sicurezza che aveva sollevato".

Stando a quanto riportato dal Times, un ingegnere di WhatsApp avrebbe affermato che adesso il resto del gruppo di lavoro è preoccupato che, senza Koum, Facebook potrebbe modificare l'app al fine di raccogliere sempre più dati e, prima o poi, potrebbe anche decidere di inserire pubblicità nell'app.

La posizione pubblica dei vertici di WhatsApp e Facebook

In una nota inviata a LifeHacker, WhatsApp ha affermato che Facebook è ancora intenzionata a tutelare la privacy e la sicurezza dei suoi utenti, nonchè la funzionalità di crittografia end-to-end. Durante il keynote F8, Zuckerberg ha persino etichettato Koum come un "avvocato instancabile per privacy e crittografia" e lo ha ringraziato pubblicamente per aver contribuito a far diventare Facebook la più grande rete di comunicazione crittografata al mondo.

Nonostante ciò, WhatsApp ha detto di non voler commentare il futuro del servizio in merito alla possibile raccolta di una quantità di dati maggiore o alla possibile introduzione della pubblicità. La posizione dell'azienda è ragionevole, in quanto l'azienda non vuole fare una promessa che non è certa di poter mantenere nei prossimi anni.

Facebook racoglie già alcuni dati da WhatsApp. Senza Koum al timone di comando, è possibile che potrebbe aumentare la raccolta, una mossa che non sarebbe lontana dal comportamento del social network, se si pensa che l'intero modello di business dell'azienda si basa sulla pubblicità mirata sui dati personali.

Per tali motivazioni Jacob Kleinman di lifehacker sostiene che "chi tiene alla propria privacy a tal punto da eliminare il proprio proflo su Facebook (o anche solo da cambiare il modo di utilizzo del social network) dovrebbe fare lo stesso con WhatsApp." Del resto, le alternative non mancano: Telegram, Signal e iMessage possono rappresentare un'alternativa sicura e meno soggetta a problemi di tal tipo.