Crispr è il metodo più efficace che esista per la ricombinazione genetica: questo complesso proteico è stato sviluppato dai batteri per difendersi da specifiche sequenze di DNA o RNA tipiche dei virus, i loro più grandi nemici nel campo di battaglia microbico, ed è completamente riprogrammabile. Nel 2014 è stata scoperta una sub unità particolarmente efficace del sistema Crispr, cpf1, che ha definitivamente aperto le porte a questa tecnica molecolare. L’8 giugno 2018, il gruppo di David Marciano, del Baylor College di Houston, ha pubblicato un nuovo protocollo che ne bypassa le problematiche: processi di ingegneria genetica che prima erano possibili solo dopo anni di sperimentazioni, con questo metodo richiederanno mesi o addirittura settimane.

Un metodo rivoluzionario ma problematico

Crispr è un metodo avanzato di ingegneria genetica ma era utilizzato molto poco, sia perché una tecnologia pioneristica viene accolta sempre con un certo scetticismo dalla comunità scientifica, sia perché aveva obiettivamente dei problemi importanti. Crispr deve necessariamente spezzare il DNA per un momento per modificare la sequenza: se la cellula lo percepisce, si innesca un circolo vizioso di rottura e riparazione, che provoca errori nel processo. Inoltre, si deve fornire a Crispr una sequenza specifica per ogni gene che si voglia modificare, per guidarlo verso il punto giusto del DNA; non sempre però le sequenze vengono riconosciute correttamente dal complesso, e qualche volta il bersaglio non viene centrato.

La percentuale di insuccesso diventa più grande ogni volta si deve modificare un gene aggiuntivo. Il gruppo di studio del dottor David Marciano, per ovviare a queste problematiche, ha provato a cambiare le carte in tavola: utilizzando un ceppo di Escherichia Coli modificato, è possibile fornire a questo sistema la stessa sequenza guida per ogni gene che si voglia modificare, ed impedire che sbagli l'obiettivo.

Inoltre, questo ceppo batterico, non possiede il meccanismo di riparazione che prima impediva un corretto funzionamento di Crispr. Questa specifica varietà di E. Coli offre anche la possibilità di testare facilmente se la modifica voluta è avvenuta correttamente o no, evitando l’uso di macchinari costosi e lunghe procedure per la verifica.

Il farmaco del futuro

Il superamento di queste difficoltà è di grande importanza per l’industria biotecnologica, e potrebbe portare grandi risultati per la produzione di nuovi farmaci. Infatti, le molecole che servono per curare una specifica malattia sono spesso troppo difficili da produrre il laboratorio, o con processi molto costosi, aumentando il costo del farmaco finale per il cliente. Se invece si fosse in grado, con sempre più facilità, di far svolgere il lavoro ad un batterio specificatamente modificato, i costi di produzione si abbatterebbero e medicinali, al momento molto costosi, sarebbero più a buon mercato, a vantaggio di tutti.