Non è un bel periodo per Tim Cook. E non ci riferiamo ai risultati di Apple. L’azienda di Cupertino procede a gonfie vele: nel secondo quarto ha annunciato un fatturato trimestrale di 61,1 miliardi di dollari, con una crescita del 16% rispetto all’anno precedente. Eppure la popolarità del CEO di Apple non è mai stata così bassa. Secondo una ricerca di Glassdoor che analizza i 100 CEO con più alto gradimento al mondo da parte dei dipendenti, Tim Cook di Apple è sceso al 96° dopo aver perso 43 posizioni negli ultimi 12 mesi. I motivi sono da ricercarsi soprattutto nell’alto tasso di stress e nella competitività aziendale, ma il capo è sempre lui, qualche responsabilità deve pure averla.

Tim Cook: troppo tempo sugli iPhone

Insomma, deve essere stato un Tim Cook in piena crisi di popolarità quello che ha pubblicamente dichiarato che: “alcuni di noi spendono troppo tempo sui telefoni. Abbiamo cercato di riflettere profondamente su come possiamo aiutarli. Onestamente, non abbiamo mai voluto che le persone esagerassero con l'utilizzo dei nostri prodotti. Noi vogliamo che le persone siano spinte dai loro telefoni a fare cose che non potrebbero fare altrimenti. Ma se passi tutto il tuo tempo sul telefono, vuol dire che lo stai sprecando". In pratica è come se Jeff Bezos, Ceo di Amazon, dicesse che non si sarebbe mai aspettato che le persone comprassero così tanti prodotti sul suo sito, invitandoli a limitarsi negli acquisti.

Tim Cook: ipocrita o realista?

Sarebbe però fin troppo facile e forse ingiusto dare dell'ipocrita a Tim Cook, personaggio per la verità piuttosto controverso e di non facile interpretazione. Da una parte il suo carattere difficile: puntiglioso al punto di iniziare la giornata alle 4.30 del mattino inviando mail ai suoi collaboratori e non risparmiando faticose riunioni domenicali. Dall'altra il suo impegno per i diritti Lgbt (sigla usata per riferirsi in modo collettivo a persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender) dopo il coming out del 2014. Eppure in iOS12 Apple ha davvero inserito degli strumenti che permettono di monitorare e regolare l'accesso al telefono, non solo uno sterile mea culpa, dunque, ma misure concrete laddove gli altri se ne guardano bene.

Del resto, pur nel suo bisogno di controllo maniacale rimane un sognatore. Steve Jobs, al suo ritorno in Apple lo volle accanto a sé. I due non si conoscevano personalmente, ma Cook descrive il primo incontro così: "Ogni considerazione razionale mi suggeriva di rimanere in Compaq. E le persone a me più vicine mi suggerirono di rimanere alla Compaq. Ma dopo cinque minuti a colloquio con Steve, ho buttato al vento cautela e logica per scegliere Apple".