OpenAI ha inaugurato un nuovo capitolo della propria storia aziendale. Fondata nel dicembre 2015 con una missione idealistica — costruire un’intelligenza artificiale generale sicura per tutto il genere umano — l’impresa ha attraversato una trasformazione radicale nel modello societario, diventando un’azienda ibrida, con una forte impronta commerciale e un impegno verso il bene comune.
Dal nonprofit al public benefit corporation
In un’evoluzione che riflette tensioni profonde tra sostenibilità economica e filantropia, OpenAI ha annunciato, nell’ottobre 2025, l’adozione di un modello strutturale articolato tra l’OpenAI Foundation (nonprofit) e OpenAI Group PBC (public benefit corporation).
Questo nuovo assetto mira a preservare il controllo mission-driven da parte della fondazione, offrendo al contempo maggiore attrattiva per capitali esterni: una formula ibrida pensata per bilanciare impatto sociale e ambizione tecnologica su larga scala.
La svolta è stata preceduta da un tentativo, poi abbandonato, di trasformare tutta l’azienda in una società a scopo di lucro. Il ripensamento è scaturito da critiche interne, pressioni di figure come Elon Musk e dialoghi con le autorità regolatorie della California e del Delaware, culminati nella decisione di mantenere il controllo della non-profit sul ramo commerciale.
Governance e tensioni interne
La scelta di mantenere un modello di governance ibrido ha radici profonde.
Da un lato, consente finanziamenti massicci — di fatto indispensabili per restare competitivi in un ambito tecnologico così intensivo di capitale come quello dell’AI avanzata. Dall’altro, conserva una garanzia sulla missione originaria: l’AGI deve beneficiare l’umanità, non solo alcuni investitori.
L’iter governance ha attraversato una fase critica nel 2023–2024, tra licenziamenti di vertice (compresi i cofondatori come Sutskever), tensioni sulle priorità tra sicurezza e crescita, e una temporanea instabilità che ha rischiato di compromettere la fiducia interna ed esterna nel progetto OpenAI.
Un modello ibrido: opportunità e rischi
Il modello PBC è un compromesso strategico: offre visibilità e attrattiva per capitali di rischio, mentre preserva un giacimento normativo e morale che garantisce la missione.
Ma è un equilibrio fragile: mantenere alta la produttività e gli investimenti, senza perdere di vista la sicurezza e i valori fondanti, è una sfida giornaliera.
Critiche e controversie non mancano. Elon Musk ha apertamente attaccato la deriva commerciale dell’azienda, definendola lontana dalle intenzioni originarie di OpenAI. E il dibattito sulla trasparenza tecnologica resta acceso, soprattutto rispetto a modelli come GPT-4, la cui progettazione interna non è stata resa pubblica.
Un equilibrio in divenire
L’evoluzione del modello societario di OpenAI riflette una dinamica più ampia nel campo dell’innovazione AI: il confronto tra responsabilità civile e competitività finanziaria. La trasformazione in public benefit corporation non è un punto di arrivo, ma un campo di prova.
Sarà cruciale osservare se tale modello favorirà una crescita tecnologica sostenibile senza compromettere trasparenza, sicurezza e governance responsabile.
OpenAI si trova nel centro di una rete di interessi e aspettative: dalle istituzioni regolatorie, agli utenti, fino alla comunità scientifica e dei valori. Il modello scelto dovrà dimostrare di saper combinare ambizione e responsabilità, in un contesto internazionale in rapida evoluzione dove ogni passo societario ha risonanza globale.
Nei prossimi mesi, l’attenzione sarà puntata sulla capacità di OpenAI di mantenere coerenza mission-driven nel suo processo decisionale, soprattutto mentre scala infrastrutture, trattative con investitori e la commercializzazione su vasta scala. L’equazione tra profitto e bene comune resta aperta, e i futuri sviluppi societari costituiranno un banco di prova per il paradigma dell’AI etica e sostenibile.