"In famiglia si condivide tutto, dall'app alla zeta". In questo modo la Apple annuncia il nuovo servizio di condivisione introdotto con iOS 8. "La nuova funzione porta armonia nella vita digitale di casa. Fino a sei persone possono condividere gli acquisti fatti su iTunes, iBooks e App Store, anche se hanno account diversi. Si paga tutto con la stessa carta di credito, e sei tu ad approvare le spese dei tuoi figli direttamente dal tuo dispositivo. Puoi condividere anche foto, calendari e tanto altro: è il modo più facile per tenere ancora più unita la famiglia".
Queste le intenzioni dell'azienda fondata da Steve Jobs. Ma c'è un problema e riguarda una concezione un pò distorta di "famiglia" secondo la Apple. Badate non si tratta di questioni, attuali, legate al genere, ma al luogo geografico di residenza. Se un membro della famiglia vive in un Paese straniero, diverso da quello della famiglia che condivide gli acquisti, infatti, non può usufruire dello sharing.
Ma andiamo con ordine. Come si effettua l'accesso a "In Famiglia"? Secondo la descrizione del servizio offerto dalla "mela morsicata", "per usare la funzione 'In famiglia' devi avere effettuato l'accesso ad iCloud e iTunes con un ID Apple personale". E fino a qui nulla di strano. Ma se avete un fratello che vive negli Usa ad esempio, e volete mettere in comune con lui l'acquisto di un brano musicale, non riuscirà alcuna condivisione.
Perché?
Bisogna fare riferimento al supporto Apple per scoprirne le ragioni: "Non tutti i contenuti e i tipi di contenuti sono disponibili in tutti i Paesi. Tutti i membri della famiglia devono usare lo stesso Paese o la stessa area geografica per l'iTunes Store. Musica, film, programmi TV e libri sono scaricabili su un massimo di 10 dispositivi per account, cinque dei quali possono essere computer. Le app possono essere scaricate su qualsiasi dispositivo posseduto o controllato dal membro della famiglia."
Molti utenti lamentano questa scelta assai discutibile della casa di Cupertino, inspiegabile nell'era della globalizzazione e della "generazione Erasmus", di famiglie sempre più "divise" per ragioni di lavoro o di studio, in diversi Paesi ed aree geografiche. Così, quello che sembrava un nobile e dichiarato intento di "unire la famiglia", assume il sapore della beffa.