Macchia, una gatta tricolore, è entrata tredici anni fa da piccolissima un po' per caso un po' per curiosità, nel museo-dimora di Vincenzo Vela a Ligornetto, nel Canton Ticino (a 500 metri dal confine con l'Italia, ai piedi del Monte San Giorgio, patrimonio dell'Unesco), e li è rimasta, diventando lei stessa un'attrazione del museo.
Come nasce questo museo? Lo scultore realista abitò parecchi anni nell'imponente villa e, alla sua morte la lasciò allo stato Elvetico. Da qui è stata trasformata in museo, dove viene conservata oltre la gipsoteca proprio di Vincenzo Vela, una notevole raccolta di pittura lombarda e piemontese dell'Ottocento e varie collezioni fotografiche. Dieci anni fa è stata ristrutturata interamente dall'architetto Mario Botta, che è riuscito a conservare gli affascinanti aspetti della dimora.
Forse è proprio tutto questo che ha sedotto Macchia, gatta tricolore, dolce e socievole, la quale si aggira per le varie stanze completamente a suo agio, spesso accompagna i gruppi di visitatori, specialmente se si tratta di bambini, in maniera molto professionale, silenziosa e attenta. E' lei ad esempio ad introdurre un quiz od un indovinello. Macchia ha il permesso di andare ovunque vuole, ma in inverno, per le sue pennichelle, predilige una poltrona di raso rosso circondata da ritratti e sculture. In estate preferisce il grande giardino perfettamente tenuto, o cerca un po' di frescura ai piedi di qualche statua.
Sara Matasci, mediatrice culturale e animatrice, parlando della gatta dice: "Tredici anni fa si è presentata alla nostra porta, non sapevamo da dove venisse, ma da allora è rimasta. Macchia non è solo la nostra mascotte, ma è oramai protagonista delle attività con il pubblico". Macchia addirittura, compare anche sui libri guida del museo dedicati all'infanzia. Sara Matasci conclude dedicando un applauso alla sua specialissima collaboratrice e spiega: "Ormai tutti i nostri visitatori la conoscono e hanno la possibilità di accarezzarla e intrattenersi con lei. incredibile il rispetto che Macchia porta alle opere d'Arte e agli spazi del museo. Noi che la vediamo tutti i giorni ce ne rendiamo conto. A volte sembra quasi un essere umano".