Il 24 aprile scorso è stato pubblicato, edito sotto il patrocinio dell'ONU, il World Happiness Report 2015, ovvero il rapporto mondiale sulla felicità. A partire dal 2012 le Nazioni Unite hanno infatti stabilito di procedere annualmente alla valutazione del grado di felicità presente tra i cittadini dei Paesi membri e quest'anno sono stati intervistati circa un migliaio di persone per ognuno dei 158 che hanno aderito tra i 196 ufficialmente riconosciuti.
La classifica che è stata stilata vede al primo posto la Svizzera, seguita nell'ordine da: Islanda, Danimarca, Norvegia, Canada, Finlandia, Olanda, Svezia, Nuova Zelanda e Australia.
Per la cronaca l'Italia è al cinquantesimo posto, dopo il Bahrain e prima della Bolivia.
Come è stato misurato il grado di felicità?
Sono stati utilizzati parametri oggettivi come il PIL pro capite e soggettivi come: l'esistenza intorno a sé di un sostegno sociale, il grado di speranza per una vita in buona salute, quello della libertà di compiere scelte indipendenti per la propria vita, la percezione della generosità e quella della corruzione. I soggetti dovevano rispondere a quesiti riguardanti questi temi assegnando un voto da 0 a 10.
Una classifica alternativa
Robert Kennedy una volta disse: "Il prodotto nazionale lordo non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione ...
Esso non misura la nostra arguzia, il nostro coraggio, la nostra saggezza, la nostra conoscenza, la nostra compassione e neanche la devozione al nostro Paese. In breve, misura tutto eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta". Ispirandosi forse a queste parole, l'istituto internazionale di statistica Gallup World Poll, forse il massimo esponente del settore, conduce annualmente, a partire dal 2005, in oltre 150 paesi, un'indagine sulla felicità, sottoponendo ad un campione significativo di cittadini per ogni Paese, una decina di domande sulle sensazioni provate nella giornata precedente, come:
- Ieri si è sentito ben riposato?
- È stato trattato con rispetto durante tutto il giorno?
- Ha sorriso o riso un sacco?
- Ha imparato o fare qualcosa di interessante?
- Che ne dice di divertirsi?
I latinoamericani ribaltano il risultato
Quindi se la prospettiva della ricerca diviene come le persone vivono realmente la propria vita quotidiana e non più come esse la vedono in assoluto, i risultati si modificano notevolmente.
Abbiamo quindi, per il secondo anno consecutivo, al primo posto il Paraguay, poi a seguire e non molto distanti, Colombia, Equador, Guatemala, Honduras, Panama, Venezuela, Costa Rica, Nicaragua e Filippine. Sempre per la cronaca l'Italia risulta al 62° posto, dopo l'India e prima della Jamaica.
Dal raffronto delle due classifiche è saltata all'occhio una curiosità. In nessuna delle due sono stati compresi i cittadini degli Stati che, giornalisticamente, sono definiti "paradisi fiscali" e che in realtà sono anche, in molti casi, dei veri paradisi naturali. Andorra, Antigua e Barbuda, Barbados, Bahamas, Grenada, Guyana, Santa Lucia, Liechtenstein, Monaco, Maldive, Isole Salomone, Seychelles, Samoa, San Marino, Tonga e molti altri non sono stati presi in considerazione.
La domanda perciò sorge spontanea: perché?
Provando a rispondere si può immaginare che siano stati esclusi o perché avrebbero stravinto ogni classifica rendendo la competizione priva di significato, oppure perché era molto difficile riuscire ad intervistare un migliaio di residenti perché in molti casi questi lo sono solo formalmente o perché quelli che vi risiedono hanno forse, tra gli altri, anche il privilegio di non essere neanche disturbati per un sondaggio telefonico e questo è sicuramente un altro motivo per essere felici.