Post-Verità è stata la parola più utilizzata nel mondo nel 2016: questa è stata la scelta del famoso vocabolario della lingua inglese, un po' l'equivalente della nostra "Accademia Della Crusca". Ma cosa vuol dire esattamente? Letteralmente è una verità che viene dopo. L'abbiamo ricercata sul dizionario di italiano ma, nonostante sia un "Gabrielli" in 2 volumi, non l'abbiamo trovata: le parole reperibili vanno da postutto (dopotutto) a postvocalico (consonante, vocale o sillaba che segue una vocale), ma postverità non c'è. L'anno di edizione è il 1989.
A questo punto consultiamo Wikipedia che scrive: "la Post-Verità è una notizia falsa ma che, spacciata per autentica, è in grado di influenzare una parte dell'opinione pubblica". Nel 2015 il titolo di "parola dell'anno" era stato assegnato ad una "non-parola": un adesivo comunicante emozioni. Quest'anno, invece, volendo semplificare, potremmo dire che il termine prescelto è "bufala".
Social-network e Post-verità
Influenzare l'opinione pubblica. È questo che fanno, ed è a questo che servono le Post-Verità? È forse questa la guerra sottile che ognuno di noi dovrà combattere? È questo il monito che ci giunge dall'Oxford Dictionaries? Sembrerebbe proprio di sì.
Anche Matteo Renzi, nell'annunciare le sue dimissioni da Premier, ci ha ricordato che questa è "l'era delle post-verità".
Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook (quasi 2 miliardi di utenti), ha elaborato un progetto per arginare la diffusione di notizie false, post-verità o bufale (ciascun lettore le chiami come preferisce), sul suo social network. Addirittura il giornalista del "Washington Post", Glenn Kessler, sul suo blog ha introdotto il "fact checker", ovvero colui che "controlla la veridicità della notizia".
In base a questo sistema, sono i lettori ad attestare, o meno, la veridicità di quanto pubblicato, ricorrendo all'immagine di Pinocchio. Sì, proprio lui: l'attendibilità può essere definita da 1 a 4 pinocchi in ordine decrescente (più pinocchi=meno verità), mentre un rarissimo Geppetto viene attribuito se la notizia è assolutamente vera.
Chiudiamo citando il filosofo americano Harry Frankfurt che, nel suo libro "Stronzate. Un Saggio Filosofico" nel quale, tra le altre cose, sostiene che "c'è una differenza tra mentire e dire stronzate - bullshit in inglese - perché nel secondo caso non si è semplicemente interessati alla verità. La stronzata - sostiene il filosofo - è nemica della verità più della menzogna...".