Museo per tutti: un progetto che ha accomunato inizialmente, due anni fa, il "Museo archeologico" di Cremona, la "Venaria Reale" di Torino, a Genova il "Museo delle culture del mondo" (nonché eclettica casa del capitano Enrico Alberto d’Albertis) ed ora si amplia con la "Galleria nazionale" di arte moderna e contemporanea a Roma e il "Museo degli innocenti" (Firenze), oltre ai beni FAI villa Necchi Campiglio (Milano), villa Panza (Varese), il castello di Masino a Caravino (Torino), casa e torre Campatelli in San Gimignano (Siena) e villa dei Vescovi a Luvigliano di Torreglia (Padova): tutti insieme nelle linee-guida per accogliere persone con disabilità cognitive e rendere fruibili le visite attraverso percorsi accessibili.

Su finanziamento della fondazione De Agostini, l'idea e la conseguente realizzazione sono dell’associazione L’abilità onlus, che affianca gli staff degli enti coinvolti, al fine di restituire l'esperienza educativa ed emozionante del tour museale a tutti coloro che sono debilitati intellettivamente.

Ogni luogo elabora e propone itinerari e materiali coerenti con le proprie collezioni; le varie strade battute nel raggiungimento di questo risultato vengono raccontate all'interno di un blog nel sito dedicato al progetto ed è previsto un e-book conclusivo.

Come si concretizzano queste facilitazioni? Dei tre musei capofila, Cremona, ad esempio, ha preparato una carta servizi con le FAQ, schede illustrative delle sezioni interne, due versioni di storia sociale (con immagini e testo o con simboli wls/CAA comunicazione aumentativa alternativa) e una mappa facilitata; qui si può viaggiare nel tempo entrando nella ricostruzione di una domus romana e apposite apparecchiature consentono tale esperienza anche a ipovedenti o ciechi.

Genova propone anche una postazione multisensoriale, che a Roma si fa mappa (e questa sede nel 2012 ha ricevuto il Best Practice Award ICOM CECA per la sua attività nell'inclusione).

La comunicazione aumentata alternativa (CAA) è una tecnica che, nelle persone con deficit nella capacità di comunicare (voce, gesto o scrittura), in particolare soggetti autistici, va a sopperire con supporti visivi o informatici: immagini e simboli che sostituiscono le parole.

Si tratta di un metodo di origine nordamericana, risalente al 1983, poi diffusosi anche in Europa; in realtà negli USA già dagli anni Cinquanta erano iniziate sperimentazioni, a partire - comprensibilmente - da nuclei familiari con disabili, in cui era fondamentale trovare un mezzo agile per dialogare nella quotidianità. Come nell'evoluzione infantile, il segno e il disegno rappresentano la base; da qui la CAA si è sviluppata e affinata nel tempo, ferma restando la sua modellabilità sulle esigenze e caratteristiche di ogni individuo deficitario.