"Furore, il vento della speranza", fiction che Mediaset trasmetterà a partire dal 9 maggio che prima ancora di cominciare ha scatenato un bel "vento della polemica". Il polverone è stato alzato dal "Secolo XIX" che si fa portavoce di tutti i cittadini liguri, che nella nuova Serie TV prodotta dalla Ares verrebbero rappresentati come sfruttatori, pieni di pregiudizi sociali e razzisti verso i meridionali.

La fiction è ambientata negli Anni Cinquanta, nel dopoguerra, e racconta di una famiglia siciliana che, giunta in Liguria a caccia di lavoro e fortuna, è costretta a subire comportamenti discriminatori da parte dei liguri. Il nome della città in cui è stata ambientata la storia è inventato, Lido Ligure, ma dalle riprese realizzate il paesaggio sembra quello di Alassio. In ogni caso, a parte la determinazione geografica della cittadina, quel che ha "indignato" il "Secolo XIX" è il modo in cui è stata rappresentata l'ostilità dei settentrionali verso i meridionali.

I liguri, all'interno della fiction, sarebbero classisti, smoderatamente ricchi e soprattutto illimitatamente spietati e razzisti verso i meridionali. Alcune battute "incriminate" sono quelle pronunciate da una bambina in una scuola contro la nuova arrivata siciliana: "I terroni sono tutti zulù", oppure una agghiacciante affermazione di una bella ed elegante signora: "Una mia amica ha fatto allattare il figlio da una balia calabrese. Sai cos'è successo? E' venuto su completamente stupido". Insomma, una serie di affermazioni "forti" che rischierebbero di trascendere dall'ambientazione di una fiction.

Il regista Alessio Inturri, interpellato sull'argomento, ha risposto che i liguri non devono "arrabbiarsi preventivamente". Inoltre, sottolinea come quei contrasti non siano stati inventati di sana pianta, ma aderiscano ad una realtà storica davvero esistita. Anche per quanto riguarda le frasi offensive, Inturri respinge qualsiasi accusa affermando che non sono frutto della fantasia degli autori, ma: "Ci siamo documentati, non sono frasi inventate".

La morale della fiction sta nel finale, quando il razzismo, l'odio e i soprusi vengono spazzati via dal "vento della speranza" che compare nel titolo e trionferà il bene. Tuttavia, la preoccupazione che emerge è quella che una serie di questo genere, con degli epiteti ben precisi verso i meridionali e atteggiamenti alquanto forti, possa causare un rischio di emulazione da parte di fanatici e persone piuttosto superficiali, che potrebbero sfociare in fenomeni o atteggiamenti di razzismo e contrasto tra Nord e Sud dell'Italia, dei quali in questo momento difficile il Paese non ha affatto bisogno.