Lunedì 26 gennaio e martedì 27, giorno della Memoria, su Rai Uno andrà in onda il tv movie di Giacomo Battiato 'Max e Hélène', ambientato ai tempi della seconda guerra mondiale e delle persecuzioni anti-ebraiche. Il film è liberamente ispirato a un libro di Simon Wiesenthal, uno dei sopravvissuti all'Olocausto. Nato nel 1908 in piccola una città che ora appartiene all'Ucraina ma che ai tempi era ancora sotto l'impero asburgico, Wiesenthal studiò ingegneria a Praga e, al momento dello scoppio del secondo conflitto mondiale, viveva con la moglie (anche lei ebrea) in Polonia: nel 1941 venne internato per la prima volta, ma non fu quella definitiva. L'uomo, infatti, riuscì spesso a fuggire, ma ogni volta veniva riacciuffato: quando nel maggio del 1945 i soldati americani arrivarono al campo di concentramento di Mauthausen per liberare gli internati superstiti, lo trovarono allo stremo delle forze, con il corpo senza carne, ridotto alle ossa. Pesava meno di 45 chili. Ma le privazioni subite, la violenza della segregazione e dell'umiliazione più abietta non riuscirono a piegarlo, a sfibrarlo nello spirito: decise quasi subito che avrebbe dedicato la vita che gli restava a cercare tutti i capi nazisti, ovunque questi si trovassero, per portarli in tribunale di fronte alla responsabilità delle loro azioni criminali. Nel libro da lui scritto, intitolato 'Max und Helen', da cui è liberamente tratto il tv movie di Rai Uno, racconta l'incontro con un altro superstite, che nella realtà ha un altro nome, ma che lui chiama Max, per renderlo irriconoscibile. Lo ritrova a Parigi nel 1958. L'uomo è un medico affermato, ma è ancora moralmente sfiancato dall'esperienza vissuta e non riesce a rielaborare il trauma della persecuzione in senso edificante, in istinto di reazione. Simon vorrebbe che lui gli raccontasse tutto ciò che sa su un ex capo di un lager, un certo Schulze, che scoprirà essere diventato un rispettabile dirigente d'azienda. Prima reticente, poi più disponibile, Max racconta a Wiesenthal dell'amore giovanile per Helen, una ragazza bellissima e intelligente, dal carattere luminoso. I due vivevano in Polonia e volevano sposarsi, ma poi scoppiò la guerra e vennero internati nel campo di lavoro di Zalesie, a capo del quale si trovava appunto Schulze. In seguito, un tentativo di fuga (che funziona per Max, ma fallisce per Helen) li separa. Max l'avrebbe ritrovata viva solo dopo molti anni. Lei nel frattempo era diventata madre di un figlio, ma per Max la notizia più devastante sarebbe stata un'altra. E cioè che quel figlio Helen lo aveva avuto da Schulze, a cui si era sottomessa per salvarsi. Una realtà difficilissima da accettare, ma l'amore, a volte, vince. Anche sull'orrore più indicibile.

Rispetto al libro e alla verità storica, il film che Rai Uno manderà in onda, presenta alcune differenze: Max Sereni, il protagonista, interpretato da Alessandro Averone, non è polacco, ma italiano, mentre Hélène (Carolina Crescentini) è una giovane francese, figlia di un console antisemita. Dunque non ebrea, ma tale si fingerà per non essere separata dall'uomo che ama. Per il resto, la vicenda reale e quella cinematografica seguono la stessa linea tortuosa e fitta di ostacoli, in cui l'amore più trasparente incontra le degenerazioni più perverse e disumane della Storia.