Il regista di “Zone di Guerra” Tim Roth, ha recentemente rilasciato una scioccante intervista al quotidiano “The Guardian” per promuovere la serie “Rillington Place”. In questa circostanza, l’attore di "Pulp fiction" e le "Iene", ha rivelato che da piccolo ha subito violenze ed abusi dal nonno paterno, gli stessi subiti dal padre. “Mio nonno era uno stupratore, ma nessuno aveva il coraggio di parlare”. Questo sarebbe stato il motivo predominate per cui il regista 55enne avrebbe girato “Zone di guerra”. La pellicola del 1999 racconta la storia di un ragazzino che scopre gli abusi subiti dalla sorella per mano del padre.

Un film terapeutico per allontanare le ombre oscure racchiuse dentro l’anima di Roth.

In realtà già qualche tempo prima l’attore aveva riferito come da piccolo fosse stato vittima di abusi, non svelando il nome del “mostro”. Ora invece prendendo coscienza e superando il trauma subito, Tim ha avuto il coraggio di rivelare la sua identità. Parla anche del padre e della sua infanzia nell’intervista al quotidiano. Ernie Smith, giornalista, nel 1970 abbandonò il partito comunista inglese proprio a causa delle violenze e gli abusi sessuali che si consumavano all’interno. “Ha avuto un’ infanzia terribile” dichiara Roth, non avendo la possibilità di superare il trauma, ha vissuto la sua esistenza con un anima distrutta.

Tim Roth nasce a Londra nel quartiere di Dulwich e cresce con il desiderio di fare lo sculture, studia alla Camberwell College of Arts ma si avvicina alla recitazione quasi per caso. La sua prima parte la ottiene a ventuno anni nel film Made in Britain. Ha interpretato il ruolo di protagonista nel film di Giuseppe Tornatore "La leggenda del pianista sull’oceano", rivelando in seguito, che nonostante la superba interpretazione non ha mai saputo suonare il pianoforte. Membro di giuria nella 71° Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia, ha interpretato in seguito un ruolo da protagonista nel film di Quentin Tarantino The Hateful Eight.