Anche se la notizia non è ancora ufficiale, il prossimo 13 aprile il Consiglio di Amministrazione della Rai dovrebbe riunirsi per sancire la revoca del tetto agli stipendi fissato a 240mila euro. Il blocco, però, avrà valore solo per i conduttori strapagati e milionari come Fabio Fazio, Carlo Conti e Antonella Clerici, ma non per giornalisti e dipendenti della televisione pubblica. Il ministero dell’Economia guidato da Pier Carlo Padoan (azionista di maggioranza di viale Mazzini), per togliere le castagne dal fuoco delle proteste degli artisti vip, ha pensato bene di rivolgersi all’Avvocatura dello Stato.

Quest’ultima, guarda caso, ha espresso parere negativo circa l’applicabilità del tetto agli stipendi, anche se solo nei riguardi dei Fazio di turno. Adesso al governo Gentiloni non resta che girare questo parere al Cda Rai che dovrebbe così dare il via libera al blocco del tetto. Una situazione esplosiva che, unita alle recenti polemiche legate ai casi ‘Paola Perego’ e ‘lite Magalli-Volpe’, induce il famoso critico televisivo Aldo Grasso a chiedere, dalle colonne del Corriere della Sera, la chiusura della Rai e la sua totale rifondazione.

Le dure critiche di Grasso alla Rai

“Ma ha ancora senso questa Rai?”, si chiedeva tra il sarcastico e l’ironico lo scorso 3 aprile il critico tv Aldo Grasso, nel suo ormai consueto editoriale pubblicato sul Corriere della Sera.

Grasso si pone anche la domanda retorica se abbia ancora senso parlare di “concessione in esclusiva del servizio pubblico”. A suo modo di vedere, infatti, non si può più proseguire con “direttori che piazzano” quello che lui considera “il programma più bello dell’anno”, ovvero Provincia capitale (prodotto da Rai Cultura e condotto da Edoardo Camurri), “alle dieci della domenica mattina”, quando nessuno si sognerà mai di vederlo.

Il giudizio di Grasso sulla tv pubblica è netto e sprezzante: “Non ha una linea editoriale riconoscibile” e si è trasformata in “un network come tanti altri”. Critiche anche per chi, come Fabio Fazio (anche se non lo cita direttamente), solo adesso ha scoperto ‘l’ingerenza dei partiti’ e ha pure il coraggio di lamentarsene.

Per Grasso è arrivato finalmente il tempo di “infrangere un tabù”, e cioè “chiudere Viale Mazzini e rifondare la Rai: più piccola, più orientata, più professionale”. A detta del giornalista questa è “l’unica strada praticabile”, anche alla luce dei recenti episodi come la “lite di una tristezza infinita” tra Giancarlo Magalli e Adriana Volpe e la chiusura del programma Parliamone sabato di Paola Perego, dopo la figuraccia fatta con il dibattito sulle presunte qualità delle donne dell’est. Per concludere poi con “l’ipocrita disputa sui compensi”.