Tutto è cominciato quando il Consiglio di amministrazione della Rai ha deciso di introdurre un tetto di 240.000 euro agli stipendi dei suoi collaboratori, artisti e vip compresi. La tagliola sui milionari cachet dei conduttori doveva scattare, come accaduto per tutti gli altri dipendenti, a partire da aprile. Ma, sul filo di lana, mercoledì scorso, è arrivato il parere negativo dell’Avvocatura dello Stato a togliere le castagne dal fuoco al governo, azionista di maggioranza di viale Mazzini. Secondo i consulenti legali di Palazzo Chigi il tetto agli stipendi sarebbe “contrario alla libertà di impresa”.

In questo modo i compensi delle star dovrebbero essere salvi, ma non (forse) quelli dei giornalisti come fabio fazio.

E così, l’immortale conduttore di Che tempo che fa si è lasciato andare ad una reazione scomposta, minacciando prima su Twitter di mettersi a fare il produttore indipendente, non più legato a Mamma Rai. Poi, non contento, ha rilasciato un’intervista a Repubblica in cui denuncia l’ingerenza della politica nella gestione della tv pubblica. Una lottizzazione di cui lui è stato uno dei principali beneficiari, ma che scopre solo adesso. Parole che hanno provocato la reazione del renziano Michele Anzaldi, ma anche dei grillini Alberto Airola e Roberto Fico. Tutti uniti, almeno per una volta, nel criticare i privilegi rivendicati da Fazio.

Il tweet e l’intervista di Fazio

“In una tv che cambia, bisogna assumersi responsabilità e nuovi rischi. D'ora in poi, ovunque sarà, vorrei essere produttore di me stesso...”, cinguettava Fazio il 29 marzo scorso su Twitter subito dopo la notizia che l’Avvocatura dello Stato aveva bocciato il tetto agli stipendi delle star Rai, ma non dei giornalisti.

Fazio minaccia, dunque, di mettersi in proprio e spiega i motivi della sua scelta in una successiva intervista, rilasciata il 31 marzo al quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. “In questi mesi abbiamo assistito a un'intrusione della politica nella gestione della Rai che non ha precedenti - denuncia Fazio scoprendo l’acqua calda che lo tiene a galla da oltre 30 anni - la politica non si è fatta custode di un bene, di uno spazio comune.

La politica si è intromessa nella gestione ordinaria di un'azienda: addirittura nei contratti tra Viale Mazzini e gli artisti, i presentatori, gli attori di film e fiction”.

Le reazioni di Anzaldi, Airola e Fico

Di fronte a queste parole da ‘faccia di bronzo’, la reazione della suddetta politica non poteva che essere al vetriolo. “Non abbiamo riformato il canone per permettere a una piccola casta di sopravvivere - gli risponde stizzito il controllore renziano della Rai Michele Anzaldi che poi aggiunge con sarcasmo - vuole mettersi in proprio?

Ben venga”. Non meno corrosivo si dimostra il presidente della commissione di Vigilanza su viale Mazzini Roberto Fico il quale, sempre sul social network con l’uccellino, scrive: “Oggi @fabfazio scopre lottizzazione politica in Rai. Il suo cachet è un ottimo motivo per i tetti di stipendio in Rai”. A chiudere il cerchio delle critiche contro il privilegiato Fazio ci pensa un altro esponente del Movimento, Alberto Airola. “Fino a ieri la lottizzazione della Rai non era un problema - dichiara il senatore a 5 Stelle - Ora che si parla del suo stipendio milionario, tira fuori un coraggio da leone e denuncia l'intrusione della politica in Rai!”. E poi, conclude, “Fazio non si nasconda dietro la scusa della politica: la verità è che si muove solo quando gli toccano i soldi. Almeno l'ipocrisia ce la risparmi”.