Tre giorni alla conclusione. La finale dell'Isola dei Famosi è il secondo evento più importante della prossima settimana, dopo Juventus-Barcellona, andata dei quarti di finale di Champions League. Se i vertici Mediaset gongolano di fronte al possibile exploit, in termine di ascolti, tra martedì e mercoledì, in Honduras si fanno i conti con le solite dinamiche pre e post "Roma Bene": liti, isolamenti, strategie. Il gruppo delle donne da una parte, Simone e Raz dall'altra. Eva, Nancy e Malena a guidare l'ultimo tentativo di ribellione, se possiamo definirla così, contro i due modelli.

La sensazione, però, è che siano dalla parte sbagliata. Ancora una volta.

La solitudine

Sono state scritte pagine e pagine sul concetto di solitudine. Dalla Bibbia al testo di una canzone simbolo. Sacro e profano si incontrano, passeggiano mano per mano. Fino ad arrivare ad un bivio esistenziale. Essere o non essere. Raz ha scelto la prima via. E non importa se a casa, per i non addetti ai lavori, possa passare un messaggio sbagliato. La solitudine non è, come si può pensare, una chiave errata. Fondamentalmente fa parte di noi. Da quando nasciamo a quando moriamo. Qualcuno li chiamava eletti.

Dopo le prime due settimane di ambientamento, Raz Degan ha capito che il modo migliore di vivere l'isola fosse in solitudine.

Il pubblico gli ha dato ragione, appoggiandolo ogni giorno. Come un Budda, ha affrontato nomination su nomination. Il resto del gruppo andava a sbattere letteralmente su un muro di gomma. Un percorso che ha visto l'attore israeliano protagonista, involontariamente, della mascherata ribellione contro Samantha De Grenet e Giulio Base, scomparsi dai radar dell'Honduras nel giro di una settimana.

Il ritorno di Eva Grimaldi, dall'esilio forzato, ha contribuito alla nascita di un inedito triumvirato femminile. Lei, insieme a Nancy e Malena, stanno cercando di far saltare il banco. Dall'eterna tematica "donna sedotta e abbandonata" al "i cattivi sono loro". Se per Raz ogni dinamica artefatta non rappresenta un problema, per Simone Susinna non può dirsi lo stesso.

La sua giovane età lo porta, per ovvie ragioni, ad errare. Lo faceva Dante, insieme a Virgilio, figurarsi un ragazzo di oggi, con la benedizione di Luis Miguel. Sacro e profano continuano ad intrecciarsi.

Riuscirà il triumvirato a superare le difficoltà storiche affrontate in tempi ben più remoti di questo? Simone, nelle ultime ore, saprà elevarsi al punto da farsi scivolare addosso qualsiasi attacco, diretto o meno, da parte del gruppo restauratore? Preghiamo.