Gli attori non sono sempre così come sembrano nei film ,definizione più che appropriata per il bel attore canadese Ryan Reynolds, portato al successo mondiale grazie alla sua encomiabile interpretazione di Deadpool, omonimo personaggio dei fumetti Marvel. A pochi giorni dall'uscita dell'atteso sequel Deadpool 2, l'attore è stato intervistato da il 'New York Times' facendo trapelare una dichiarazione molto personale che ha sconvolto tutti.

Che cosa avrà mai detto di così sconvolgente?

Ebbene, Reynolds rivela al mondo di soffrire di una malattia che accomuna milioni di persone al mondo: l’ansia.

Sin da bambino e tuttora, teme di stare davanti a un pubblico, sia si tratti di una semplice intervista o di una comune apparizione davanti a tanta gente; ha spiegato che si sente ancora come se stesse per vomitare prima di entrare nello studio di un talk show. E continua affermando di essere molto ansioso e di essere sempre stato 'succube di questo lato oscuro'.

Allora, come fa ad affrontare tutto questo meccanismo hollywoodiano, dove apparire in pubblico, è essenziale anche per rispetto dei propri fan?

Ryan afferma anche di utilizzare molte pratiche di autodifesa, come interpretare il personaggio di Deadpool (la sua parlata e la sua gestualità) anche nella vita reale, durante le sue numerose interviste.

Nulla di più semplice? Purtroppo no, l’ansia sarà per sempre cronica nella sua vita reale. Ironico, ripensando ai tanti successi del canadese anche come uomo più attraente del 2016 e principalmente rivedendolo nei suoi film dove ogni personaggio possiede un carattere vivo e mai banale, a volte romantico a volte divertente e a volte cattivo, che non lascia minimamente trapelare nulla e proprio nulla del reale carattere dell'attore.

A proposito di Deadpool, personaggio così complesso che lo ha stressato parecchio, Ryan afferma di come ha avuto sempre l'appoggio della moglie Blake Lively per superare ogni difficoltà reale e televisiva. Recentemente Ryan scriveva su Twitter di come in passato poneva rimedio alla sua difficoltà di "ambientarsi" gettandosi a capofitto nelle feste, in modo da reprimere il suo "io interiore" e trasformarsi in chi non era. Tuttavia la cosa non durò parecchio, dopo tante "spinte" da parte degli amici, si convinse finalmente a consultare uno specialista, riconoscendo di essere vittima della paura legata all'ansia.