Ieri sera in prima serata ha esordito su Rai 1 Nero a metà, la nuova serie crime nata dalla coproduzione Rai con Cattleya. Questa serie, in onda per sei prime serate, vanta la collaborazione di Netflix che provvede alla distribuzione internazionale (questa opportunità si rende possibile anche grazie alla pezzatura da 50 minuti degli episodi, tipicamente utilizzata all’estero). In Italia la serie viene proposta con due episodi all’interno della stessa serata.

La trama

Come definito dal nuovo numero di News Rai, la serie televisiva è pensata come “un poliziesco metropolitano che si inserisce nel solco del genere crime-poliziesco per reinterpretarlo in chiave tutta italiana, portando sullo schermo il ritmo e la vitalità della Roma di oggi in tutta la sua ricchezza e diversità.

[…] Una serie in cui il meccanismo a orologeria, tipico dei gialli, fa emergere la complessità delle scelte morali e si intreccia con le complicate vicende personali dei nostri protagonisti”. Al centro della narrazione ci sono le questioni dello scontro generazionale e l’identità culturale, cucite addosso ai due protagonisti: Carlo Guerrieri (Claudio Amendola) e Malik Soprani (Miguel Gobbo Diaz).

Carlo, romano fino al midollo e inasprito con il passare degli anni, è messo al confronto con la nuova leva Malik, il romano acquisito e fresco dall’accademia: uno, rappresenta la vecchia maniera (e il carattere poco mansueto non ha giovato alla sua carriera) e, l’altro, la modernità, amante della tecnologia e molto ambizioso di far carriera.

Tra i due poliziotti si crea fin da subito una forte rivalità, ma col passare del tempo formeranno una coppia affiatata. A causare però una prima battuta d’arresto al legame sarà l’avvicinamento di Malik ad Alba, la figlia di Carlo, anche lei in polizia come medico legale. Carlo è difatti un padre molto protettivo e non permetterebbe alla figlia di compiere i suoi stessi errori (da anni, infatti, ha una relazione con una donna sposata).

Caratteristiche della serie

Il titolo “Nero a metà” sembra nascondere una doppia interpretazione. Il colore della pelle di Malik denota la sua appartenenza etnica, anche se il suo modo di vestire e il suo parlato lo tradiscono. In realtà Malik non viene accettato o riconosciuto sia dall’italianissimo Carlo (che lo vede troppo nero per essere italiano) che dalla ragazza nigeriana (personaggio della seconda puntata), la quale lo taccia di voler sembrare un bianco.

Per gran parte della prima puntata Carlo e la sua squadra operativa, nella ricerca di Malik (sotto copertura per l’anti-droga), identificano il ragazzo soltanto per il suo colore della pelle e quell’incarnato diviene una fonte di pregiudizio. Proprio per questi motivi, Malik può essere considerato un personaggio borderline, poiché dietro la sua invidiabile sicurezza nasconde un animo tormentato nella ricerca della propria identità, e il ragazzo cerca di reprimere questa irrequietezza con il divertimento in discoteca.

In una visione più letterale, il titolo può significare un diverso punto di vista apportato nel corso delle indagini da i due poliziotti, che molto spesso sono influenzati dal background personale.

Per la prima volta la riconoscibilità o la diversità tra i personaggi non viene fornita dal dialetto o dalla cadenza linguistica, che rivela la provenienza geografica di un personaggio (ad esempio, in “Distretto di Polizia” con il napoletano, il toscano, il romano ecc.), ma viene data attraverso l’origine o la discendenza da un altro Paese (come accade da sempre nelle Serie TV americane con il messicano, l’afroamericano o l’asiatico ecc.).

Anche sull’attore Claudio Amendola è stato svolto un lavoro di “de-romanizzazione”, ossia il suo Carlo non ha abitudini e vezzi linguistici in uso nella capitale: via il calcio e la Roma per fare spazio al rugby, alla collezione di vinili e al diorama (l’ambientazione non intacca il fare dei personaggi e le varie attività del tempo libero sono quindi attribuibili a qualsiasi abitante da nord a sud). In conclusione, la serie esprime tutta la sua modernità e fotografa perfettamente la società contemporanea.