Una vita mediatica nella buona come nella cattiva sorte: ha saputo di avere un cancro maligno proprio mentre stava rilasciando un'intervista per raccontare i suoi 407 giorni trascorsi in isolamento in carcere dopo una condanna per bancarotta fraudolenta. In una vita fuori dall'ordinario in cui non sono mancati eccessi, scandali, disavventure giudiziarie, rovesci di fortuna, questo è il colpo di scena più amaro e spiazzante per Lele Mora, 64 enne ex agente dello spettacolo, il più famoso e il più richiesto in Italia fino a pochi anni fa.

Scopre di avere un tumore durante l'intervista

Non ha voluto rinviare l'intervista con la giornalista Azzurra Barbuto pubblicata ieri su Libero Quotidiano, Lele Mora, all'anagrafe Dario Giulio Alessandro Gabriele Mora, nato nel 1955 a Bagnolo di Po, in provincia di Rovigo. Ma mentre era a colloquio con la cronista, la sua mente in parte era altrove perché aspettava una chiamata importante, decisiva. "A breve saprò se sono affetto da un tumore maligno o meno", le ha detto con gli occhi lucidi mentre era seduto sul divano di casa della figlia Diana in compagnia di Marco Carta, il cantante che deve andare a processo perché accusato di aver rubato con la complicità di un'amica alcune maglie alla Rinascente di Milano.

Mora, che in Italia ha ripreso a rappresentare qualche artista dopo i guai giudiziari, è infatti il suo agente, anche se ora lavora principalmente in Albania, Bulgaria, Georgia.

Durante l'intervista, ha evitato di rispondere ad alcune chiamate, ma quando poi è arrivata la telefonata tanto attesa del suo medico, ha risposto e ha appreso la diagnosi infausta e con lui i presenti: ha un cancro maligno tra i polmoni e i reni.

Nel riportare la notizia, la giornalista di Libero annota la calma serafica con la quale l'ex manager dello spettacolo ha avuto la conferma d'essere malato, come se stesse parlando di un'altra persona. "Farò quel che c'è da fare", ha detto con distacco, mostrandosi turbato invece solo per i familiari. "Non avrei voluto dare questo nuovo dispiacere ai miei figli, non se lo meritano".

Racconti del carcere

Anche dopo aver ricevuto la cruciale notizia, Mora non si è sottratto alle domande e ha raccontato alla giornalista particolari della sua vita da detenuto nel carcere di Opera, Milano, numero di matricola BB391100059, cella 25, 407 giorni trascorsi in carcere in regime di isolamento dopo la condanna per bancarotta fraudolenta nel 2011. Le altre condanne per evasione fiscale e favoreggiamento della prostituzione, per una pena complessiva di 6 anni e un 1 mese di reclusione, le ha poi scontate in affidamento presso la comunità Exodus di don Antonio Mazzi.

Del carcere che ha segnato la fine di una parte della sua vita all'insegna di party e lusso sfrenato, ha ricordato la sensazione inverosimile la prima notte in cella "a contatto con un materasso vecchio, coperto da un lenzuolo ruvido come carta vetrata".

Tutte le sue cose erano in un sacco di plastica nero. Suo vicino di cella, con il quale però non ha mai parlato, era Olindo Romano condannato all'ergastolo con la moglie Rosa Bazzi per la strage di Erba. Mora ha ricordato che il cappellano del carcere era convinto dell'innocenza di Olindo. "Lo vedevo pulire il corridoio ogni pomeriggio. Poiché era rimasto al verde, gli veniva permesso di svolgere piccoli lavoretti per mantenersi. Lo aiutavo dandogli il mio pasto". Nel periodo della detenzione, Mora ha perso 60 chili.

E di Fabrizio Corona con il quale ha condiviso lo scandalo che ha portato entrambi in carcere, ha detto che l'esperienza detentiva lo ha incattivito fino a fargli sviluppare una rabbia che lo starebbe consumando.

In passato, Mora aveva detto di aver avuto una relazione intima con Corona. Ha ammesso di aver fatto numerosi errori, ma di non avere rimpianti. Il peccato più grande che si riconosce ora è stato l'arroganza e l'essersi sentito invincibile.

Lele Mora, una vita fatta di eccessi

Una vita da sceneggiatura cinematografica se non da romanzo quella di Lele Mora. Nasce da una famiglia contadina del polesine. Trascorre l'infanzia in povertà in una casa colonica in provincia di Rovigo. Negli anni '70 del secolo scorso è parrucchiere e direttore di saloni da parrucchiere, poi proprietario di un negozio di giocattoli. Ha una moglie e due figli, una vita in apparenza ordinaria. Nel 1975 apre a Verona uno dei primi locali gay d'Italia.

Poi comincia a lavorare per Loredana Berté e Mia Marini, diventa manager dello spettacolo, talent scout, organizzatore di eventi e gestore di discoteche.

L'apice della celebrità arriva con la 'LM Managements' fondata nel 2000: diventa l'agente degli artisti più famosi, dei protagonisti di reality quali L'isola dei famosi. Racconterà di aver persino comprato centralini per farli vincere. In quella fase, ogni giorno circa 300 tra ragazzi e ragazze si presentano da lui sperando d'essere ricevuti per diventare famosi. Poi arrivano le condanne. In cella gli sarebbe apparso padre Pio. Ora, l'ex ragazzo che completò la sua formazione dai gesuiti, è di fronte a una sfida radicale: quella della malattia.