Brutto affare per il Governo Renzi! Per il bilancio dello scorso mese di giugno c'è stato un meno 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2013. Mancano poche settimane per entrare nel pieno della stagione turistica, ma se il buongiorno si vede dal mattino c'è poco da stare allegri per le casse dello Stato.

Il decreto Cultura e Turismo, licenziato dalla Camera dei Deputati nei giorni scorsi, ha lasciato l'amaro in bocca a tantissimi imprenditori del settore che adesso invocano un provvedimento più adeguato  per aumentare la competitività del sistema dell'offerta turistica; per incentivare realmente le aziende che decidono di riqualificare le strutture ricettive.

Non va dimenticato che il turismo è un comparto indispensabile per le entrate dell'economia italiana.

Secondo la graduatoria mondiale del 2011, l'Italia è precipitata dal quinto posto al fondo della classifica. Seppure il turismo straniero ha fatto registrare nel periodo gennaio-febbraio 2014, +0,4% per la ripresa dei flussi; e +0,7% per le presenze; ed un irrisorio segno positivo c'è stato anche il mese scorso. Queste bassissime percentuali  hanno posizionato in alto alla classifica nazionale le regioni del Veneto, Lombardia, Lazio, Toscana e Trentino-Alto Adige. Ma sono introiti che gli imprenditori considerano del tutto irrilevanti per la salvaguardia dei posti di lavoro; reinvestimenti; crescita e sviluppo; ammodernamento della vasta area del turismo.

E non brilla, certamente, l'attuale situazione delle strutture. Per avere un'idea -in un quadro generale- in Italia si contano circa 33.000 alberghi con 2.030.000 posti letto; le strutture ricettive come i villaggi turistici ed i campeggi sono perlopiù 2.400 che offrono quasi 1.345.000 posti letto; circa 11.600 sono le strutture di agroturismo con una disponibilità di 140.000 letti; e quasi 10.000 sono i bed and breakfast con 54.000 letti.

A ciò vanno aggiunti gli alloggi in affitto. Dall'altra parte l'Eurostat, con i suoi dati, presenta una fotografia impietosa. Le imprese italiane hanno nel globale in media 32 posti letto contro i 60 della Germania e della media Ue, gli 80 della Spagna ed i 200 della Francia. Mentre nella graduatoria delle principali catene alberghiere mondiali, il primo gruppo italiano si posiziona dopo il 150° posto.

Gli analisti, fra le diverse cause, saldano l'andamento negativo del rapporto complessivo dei prezzi con la qualità dei servizi, dotazione infrastrutturale, sicurezza, accessibilità, politiche settoriali, innovazione dei prodotti turistici, ecc. Ed il Mezzogiorno è stato individuato come l'area che rappresenta la minor quota di introiti dall'estero; sebbene esista un potenziale di attrazione turistica.

La situazione risente, secondo diversi economisti, dei medesimi problemi che rallentano gli altri settori dell'economia: imprese di piccole dimensioni; arretratezza del Meridione; aziende incatenate dalle leggi e dai regolamenti che scoraggiano gli investimenti individuali; una tassazione troppo elevata; mancanza del capitale umano adeguato.

Se è superfluo ricordare che in Italia ci sono risorse artistiche che non hanno comparazione nel resto del mondo, è opportuno sottolineare che il turismo andrebbe pensato come una grande fabbrica con a capo un ministro manager piuttosto che un politico. E non sarebbe male lavorare per un ministero, burocraticamente snello ed efficiente, che si occupi soltanto del Turismo.