Siamo sempre stati affascinati dalla figura del pirata: vuoi per le trasposizioni letterarie o cinematografiche, il corsaro che solca i mari e nasconde il suo tesoro in atolli caraibici si è ormai radicalizzato nelle nostre menti. Ma la pirateria caraibica è solo la punta di una storia antichissima, svoltasi non nel nuovo continente, ma nel vecchio, precisamente nel Mediterraneo.
Sin dall’antichità, i pirati razziavano qualsiasi nave solcasse quel mare: da giovane Giulio Cesare rimase prigioniero di questi briganti per 40 giorni e, dopo riscatto, liberato su una spiaggia deserta.
Nel corso dei secoli, i corsari continuarono le loro razzie sulle coste: l’impero ottomano capì di poter sfruttare questi abili marinai e guerrieri e così assoldò i più famelici di loro, uno fra tutti, Ariadeno Barbarossa, che divenne ammiraglio della flotta ottomana. Con l’espansione dell’impero, le incursioni sulle coste italiche si fecero sempre più numerose: nel 1480 una flotta turca, diretta a #Brindisi, ma dirottata dal vento più a sud, assediò Otranto per 2 settimane prima di conquistarla: la baia dove sbarcarono è ancora oggi nota come Baia dei turchi. Il Regno di Napoli, seguendo le disposizioni del vicerè Pedro Afán de Ribera, allora decise di far costruire lungo tutta la costa delle torri costiere, poste a distanza regolare e visibile a occhio nudo, affinché si potessero avvistare le navi nemiche e dare l’allarme.
Le torri costiere del litorale brindisino
La zona più ricca di queste torri è il Salento: nel territorio brindisino molte sono le torri costiere che si sono conservate: intorno ad esse sono nati piccoli borghi o riserve naturali. Alcune sono sorte su degli scogli, altre si ergono solitarie su promontori, ma tutte hanno conservato il loro antico fascino.
A circa 25 km dal capoluogo troviamo Torre Santa Sabina, oggi frazione balneare del comune di Carovigno. Il porticciolo fu sfruttato già dal tempo dei Messapi come stazione di redistribuzione per la vicina Karbina ( Carovigno ) e col passare del tempo e delle popolazioni venne fortificata sempre più: intorno al XIII, secolo i cavalieri teutonici vi costruirono uno spedale e probabilmente, la prima torre.
Questa torre comunicava tramite dei piccoli falò a nord con l’odierna Torre Pozzelle e a sud con la torre omonima facente parte della Riserva naturale di Torre Guaceto, distante 15 km da Brindisi. La torre sorge su un piccolo promontorio, nelle vicinanze di una sorgente d’acqua dolce, dove era indicata nelle mappe arabe del XIII secolo come Gawsit o Gaucito, da cui Guaceto. Questa zona infatti nell’838 venne occupata dagli arabi, che vi costituirono un piccolo “regno”, se così lo vogliamo chiamare, che venne ribattezzato col nome di Saracinopoli. Fu questo il periodo di maggior fortuna della zona e dopo la cacciata dei saraceni, la baia venne utilizzata come scalo per la vicina città di Mesagne.
Nel 1531 il Marchese D’Alarçon vi fece costruire la torre, per evitare nuovi insediamenti arabi.
Da Torre Guaceto era visibile a sud Torre Testa di Gallico, o, come chiamata in dialetto locale, Jaddico. Distante 7 km da Brindisi, questa torre domina l’intera zona, sia per terra che per mare, grazie alla sua posizione, un promontorio piuttosto pronunciato.
L’ultima torre della costa nord, prima che si arrivi a Brindisi, è detta Torre Penne o Capo Gallo. Si erge all’interno di un paesaggio roccioso, fatto di scogli, piccole insenature e spiagge: il tutto sempre colorato dall’immancabile “macchia mediterranea”. La torre, costruita da Pietro de Toledo, fu restaurata nel 1568 dal vicerè e annessa al progetto della linea difensiva delle torri costiere.
Il colore della pietra, la cui viva intensità varia al variare dell’altezza del sole, in contrasto col mare, con la macchia mediterranea, il profumo della terra e la brezza marina, hanno creato una nuova immagine, un nuovo simbolo: chiunque passi su queste coste, rimane incantato dalla bellezza delle torri del #Salento.