Dal 14 al 21 gennaio 2017, a Brescia sarà in corso la 6^ edizione del Festival della Cultura Psicologica. L'organizzatrice è Cristina Vacchini, per conto dell'associazione AltraPsicologia. Hanno collaborato il Comune di Brescia, la Fondazione Brescia Musei, l'Ordine degli Psicologi della Lombardia, Shanti Sundari Yoga, Brescia Pride e A+B Studio (Contemporary Art).
Il tema dell'anno è "Cambia-menti": i cambiamenti a cui si può andare incontro durante la vita, ma anche la necessità di cambiare la mente, per eliminare stigmi e pregiudizi. Come sempre, il Festival si propone di far uscire la cultura psicologica dagli studi e portarla nelle case.
Cambia-mente sull'intersessualità
Quella del 14 gennaio, nell'Auditorium S. Giulia, è stata anche l'apertura del Brescia Pride 2017. Perciò, la conferenza inaugurale del Festival ha trattato un tema ancora semisconosciuto e tabù: l'intersessualità, a volte detta "ermafroditismo". Essa si distingue dalla transessualità e dalla condizione di "gender not conforming".
Essere intersex, infatti, non c'entra niente con l'orientamento sessuale e l'identità di genere. E' un fatto puramente fisiologico: quello per cui non è possibile attribuire a un soggetto un sesso definitamente maschile o femminile. "Intersessualità" è un termine-ombrello che comprende varie situazioni (genitali ambigui, insensibilità agli ormoni sessuali), fra cui la sindrome di Klinefelter: compresenza di un cromosoma sessuale X in più nei soggetti di sesso maschile.
A parlarne, sono stati chiamati Marta Fossati (psicologa-psicoterapeuta, membro di PianetaViola e del Comitato Pride), Daniela Crocetti (ricercatrice Marie Curie presso la University of Huddersfield, Regno Unito), Michela Balocchi (PhD, Ricercatrice Marie Curie, Università di Verona e American University Washington D.C.), Marta Prandelli (dottoranda in Scienze Sociali, Università di Padova), Claudia Balsamo (donna DSD, attivista intersex), Alessandro Comeni (presidente onorario di Certi Diritti, attivista intersex).
Da ermafrodita a intersex: il coraggio per dirlo
Trattare di intersessualità, come ha sottolineato la Fossati, significa affrontare la paura del "diverso", esteriore o interiore: "Non possiamo pensare all'essere umano solo per categorie binarie (maschio-femmina). E' un essere più complesso." L'incapacità, anche in ambiente medico, di comprendere e accettare l'unicità di ogni essere umano è alla base delle mutilazioni e del disagio vissuto dalle persone intersex.
Come ha esposto la Crocetti, l'intersessualità non causa problemi di Salute, di per sé. Essi arrivano per via della sua pesante medicalizzazione (operazioni chirurgiche "normalizzanti", assunzione di ormoni), spesso nell'infanzia e senza il consenso informato degli interessati. Questo lede fondamentali diritti umani, come non essere sottoposti a trattamenti degradanti o crudeli, o veder tutelata la propria salute.
La Balocchi ha individuato la radice del problema (come la Fossati) nella cornice interpretativa: la pretesa socioculturale di ridurre le persone intersessuali nelle categorie maschio-femmina. E' questa a far sì che il protocollo medico non cambi e i genitori siano spinti a far operare gli organi (sanissimi) dei propri bambini.
"Sono state riconosciute e scoperte 64 tipi di variazioni intersessuali" ha illustrato la Balocchi. "Il sesso non è dicotomico: è un continuum, uno spettro di varianti." Cosa difficile da far comprendere nel nostro Paese, nel pieno delle battaglie anti-gender.