Quante volte i commentatori di calcio lo hanno dato - esplicitamente o solo pensandolo - l'attaccante Luca Toni come spacciato e a fine carriera? Molte volte. Fisico pesante e non certo una gazzella da sempre, ma alto e agile quanto basta per segnare ancora. E così, dopo i mondiali vinti in Germania nel 2006, mentre tutti lo davano per bollito, lui ha continuato a fare il giramondo. Finendo proprio in terra teutonica, nelle fila del Bayern Monaco, che all'epoca gettava le basi per diventare lo squadrone che è adesso. E poi la Roma, il Genoa, la Fiorentina, la Juventus, l'Al Nasr, fino all'approdo nel 2013 alla Hellas Verona, dove ritrova una sua dimensione e la sua ennesima giovinezza.

Realizzando ad oggi 33 reti in 62 gare, a quasi 38 anni suonati e giocati (li compirà il prossimo 26 maggio).

Ma l'esperienza in Germania non gli ha procurato solo una bella esperienza professionale, bensì rischia di procurargli pure una batosta finanziaria. La Chiesa cattolica tedesca gli reclama ben 1,7 milioni di euro. Vediamo perché.

Avrebbe evaso alcune tasse essendo stato definito ateo

Come riporta Libero, quando l'attaccante nel 2007 è stato messo sotto contratto dal Bayern, la società ha indicato nel contratto che lui fosse "ateo". Un dettaglio importante in Germania, perché in base alla religione dichiarata si versa una quota delle tasse. Toni però è cattolico e lo ha dichiarato più volte.

E così l'anno successivo la postilla contrattuale è stata corretta, e quando l'attento Fisco tedesco se n'è accorto, gli ha chiesto gli arretrati con gli interessi. Nonostante l'attaccante si sia attivato con i suoi commercialisti per trovare una soluzione pacifica, un accordo non è stato mai trovato. Il Tribunale di Monaco gli ha chiesto un patteggiamento a settecento mila euro, che lui ha rifiutato.

Ora il processo inizierà il prossimo quindici luglio.

Speriamo, e siamo sicuri, che Toni saprà smarcarsi anche da questo pasticcio, realizzando un'altra bella rete, ma contro l'inflessibile Fisco tedesco.