È finito l'isolamento in carcere di Massimo Giuseppe Bossetti, il 44enne accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne di Bremate di Sopra. Ha scontato 136 giorni da solo in cella e adesso dovrà condividere le proprie giornate con altri detenuti all'interno del carcere Gleno di Bergamo.

Di fatti, il giorno del suo arresto, il 16 giugno, Bossetti era stato rinchiuso in una cella in isolamento con la possibilità di poter ricevere le visite solo da parte dei propri avvocati e dei familiari. L'isolamento era stato preferito ad altre forme di detenzione, non tanto a scopo punitivo, bensì per ragioni di sicurezza e protezione.

Questo cambio di cella esporrà il muratore di Mapello ai rischi che coinvolgono coloro che vengono arrestati per crimini sui bambini, secondo la dura legge non scritta dei detenuti. Quasi sicuramente, Bossetti sarà trasferito al reparto "protetti" dello stesso istituto penitenziario, area in cui sono detenuti uomini accusati di reati sessuali, tra cui pedofilia e stupro.

I legali dell'uomo si sono dimostrati sorpresi. Avevano fatto richiesta di scarcerazione, ma il Pm Letizia Ruggeri l'aveva respinta e ha revocato la misura cautelare dell'isolamento di Bossetti il 28 ottobre. Era il giorno del suo compleanno, aveva ricevuto la visita della moglie e della figlia, mentre la sorella gemella ed i suoi genitori gli hanno mandato un messaggio di auguri tramite l'agenzia Ansa, essendo molto limitato il numero delle visite.

Questa mattina i suoi avvocati presenteranno ricorso per in Cassazione per la conferma della custodia cautelare da parte del Tribunale della libertà.

Intanto continuano le indagini sull'omicidio della piccola Yara Gambirasio. Secondo le ultime ricostruzioni, la piccola potrebbe essere stata uccisa in un posto diverso rispetto al luogo del ritrovamento, Chignolo d'Isola, e l'omicidio potrebbe essere stato commesso da più persone. Questa ipotesi viene proposta da Ezio Denti, un criminologo investigativo assunto recentemente dalla difesa di Bossetti.