Si appresta a entrare nelle fasi conclusive il processo a carico di Silvio Berlusconi, che vede imputato anche Valter Lavitola e l'ex parlamentare Idv Sergio De Gregorio, nel processo della Procura di Napoli per la compravendita dei parlamentari. Per Silvio Berlusconi il pubblico ministero Vincenzo Piscitelli chiede una condanna a 5 anni di reclusione. Nell'udienza preliminare del 23 ottobre 2013, era stato emesso il provvedimento di rinvio a giudizio per l'ex cavaliere, mentre Sergio De Gregorio aveva richiesto l'ammissione al patteggiamento, accordatogli dal giudice per l'udienza preliminare Amelia Primavera, con la relativa condanna a 20 mesi di carcere.

L'indagine della Procura di Napoli

Al centro dell'indagine, vi è l'ipotesi del versamento da parte dell'allora presidente del Pdl di 3 milioni di euro per convincere De Gregorio a cambiare schieramento politico, al fine di far entrare in crisi il governo Prodi, in carica a seguito delle elezioni politiche vinte nel 2006. Inizialmente la Procura di Napoli chiedeva di processare Silvio Berlusconi, indagato per corruzione e finanziamento illecito dei due coimputati, con il rito immediato, ma su opposizione del gip era stata celebrata l'udienza preliminare.

Quella della compravendita dei senatori sicuramente è una delle pagine più nere della politica italiana, dove con il potere economico si sfruttano le funzioni di alcuni politici e se ne manovra il voto, a danno dei più elementari diritti dei cittadini.

Come riporta "Il Fatto Quotidiano", con un ingente investimento economico, l'allora capo dell'opposizione mirava a scalzare il presidente Romano Prodi dalla carica di presidente del Consiglio per occuparne il posto, ossessionato da quello che più gli interessava: il potere politico.

Le dichiarazioni di Sergio de Gregori

Tutti i particolari di quella triste vicenda vennero alla luce grazie a una lunga deposizione da parte dello stesso De Gregorio.

Eletto nelle fila dell'Idv e successivamente transitato nel Pdl, ricostruì tutte le fasi di quella che lui stesso definì "compravendita di senatori", ammettendo di aver pattuito con Silvio Berlusconi il pagamento della somma di 3 milioni di euro in cambio del suo passaggio nel centrodestra. I due terzi dei soldi furono versati a nero, mentre il rimanente milione di euro fu giustificato come finanziamento al Movimento Italiani nel modo.

Durante il processo fu chiamato a deporre anche l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, che dichiarò che in quel periodo molti erano informati di quello che stava accadendo in Parlamento per opera di Silvio Berlusconi, anche se lui stesso non era mai stato informato direttamente. Aggiunge che personalmente non conosceva il senatore De Gregorio e che ebbe conferma di quegli accadimenti alla ricezione di una sua lettera, con la quale gli porgeva le scuse per aver contribuito a far cadere il governo da lui presieduto.

La tesi difensiva

La strategia del collegio difensivo, composto da Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, mira a rendere inutilizzabili le dichiarazioni al centro dell'inchiesta, in quanto a loro dire sarebbero coperte da immunità parlamentare.

A sostegno della loro tesi hanno depositato in tribunale una lettera con la precisa richiesta da parte di Silvio Berlusconi. La sentenza è prevista per l'8 luglio, il giorno successivo alle arringhe degli avvocati difensori. Si preannuncia una dura battaglia giudiziaria, nella quale i legali di Berlusconi cercheranno di smontare le accuse, al fine di ottenere l'arduo risultato dell'assoluzione.