Poco prima dell'inizio della Cop21 le scarpe del Papa erano state inviate nel luogo simbolo della resistenza all'odio fondamentalista e dell'attenzione all'ambiente, a Place de la République, mentre le scarpe che indossa hanno condotto Bergoglio in Repubblica centro-africana, l'ultima e la più significativa tappa del viaggio nel continente. Dopo aver aperto, in una nazione in piena guerra civile, la porta santa del giubileo della misericordia il Papa supera il pk5, checkpoint del chilometro 5, il chilometro simbolo degli odi e delle contese, una linea che divide i quartieri cristiani dai mussulmani e dove le due fazioni sedicenti religiose, Seneca e Anti Balaka, fanno scempio di vite e di speranze.

C'è un solo modo per uscirne e la strategia spirituale di Francesco, che ha forti implicazioni politiche, è ormai ben chiara: unire i cristiani ed i mussulmani in una lega contro gli estremismi, così da far comprendere che questi sono anti religiosi. "Insieme diciamo no all'odio e alla vendetta" dice Bergoglio alla comunità islamica, "in particolare quelle perpetrate in nome di Dio".

L'imam sale sulla papamobile, "Diveniamo tutti costruttori di Pace"

All'uscita della Moschea si presenta un'immagine che diventerà il simbolo di questa visita e di questi tempi difficili in ogni parte del mondo: l'imam mussulmano che sale sulla papamobile vicino a Francesco, insieme come fratelli. Poi il Papa si sposta allo stadio per celebrare la messa, una liturgia festosa piena di canti e di danze, musica e gioia, un momento anche liberatorio per i fedeli all'interno di anni di paura e di sofferenza.

"Sono tempi di conflitti, di odio e di guerra" dice Papa Francesco "non bisogna cedere al demonio che fa sorgere in noi istinti di egoismo e violenza, distruzione e violenza. Diveniamo tutti costruttori di Pace". In vaticano rientra Francesco l'africano che ha trionfato su paure ed allarmi e che ha acceso i riflettori su quel continente dimenticato, preda di troppi inconfessabili e colpevoli interessi.