Alla fine l'udienza di ieri è durata appena 15 minuti ed è terminata poco prima di mezzogiorno. Per la lettura della sentenza, invece, si è dovuto aspettare poco più di 5 ore. Sentenza pronunciata "in nome di sua santità Papa Francesco" e che ha finalmente proscioltoi giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, autori rispettivamente di Via Crucis e Avarizia, anche dall'accusa di concorso morale. I due giornalisti, finiti nel mirino del Vaticano addirittura prima della pubblicazione dei rispettivi volumi, sono stati prosciolti per incompetenza del Tribunale.

I due infatti non avrebbero compiuto alcuna azione all'interno dello Stato del Vaticano.

Alla fine, delle quattro condanne richieste dai promotori di giustizia del Vaticano durante l'udienza dello scorso 4 luglio, ne sono andate a segno soltanto due: quelle richieste perla PR Francesca Chaouqui, accusata di concorso in divulgazione, e per monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, accusato di divulgazione di documenti. Quest'ultimo è stato condannato a 18 mesi. Dieci, invece, i mesi inflitti a Chaouqui. Per lei, però, la pena sarebbe stata sospesa per cinque anni.

Libertà di stampa

L'incriminazione dei due giornalisti, chiamati alla sbarra del Tribunale del Vaticano, aveva fatto discutere non poco proprio in nome di un presunto attacco alla libertà di stampa e del bavaglio immaginario che lo Stato guidato da Papa Francesco stava tentando di mettere a due tra i giornalisti d'inchiesta più apprezzati e affermati d'Italia.

Ed è proprio in nome del diritto alla libertà d'espressione che i due giornalisti sono stati prosciolti. Un diritto a sua volta "garantito da diritto divino", si legge nella sentenza. Diritto che si trova alla base della cosiddetta libertà di stampa. "Questa è la base della democrazia. La libertà di stampa - avrebbe dichiarato Gianluigi Nuzzi all'interno dell'aula -.

Questo segna con forza la svolta del Pontificato di Papa Francesco". Un "passo indietro intelligente", ha commentato Emiliano Fittipaldi. A dimostrazione del fatto che "il buon giornalismo se viene fatto rispettando regole deontologiche viene riconosciuto",

Due condanne

Le uniche due condanne, quindi, sono toccate a Francesca Chaouqui e a monsignor Balda, entrambi ex membri della Cosea, ovvero della Commissione referente di studio e indirizzo sull'organizzazione delle strutture economico-organizzative.

E alla fine è stato assolto anche il collaboratore di Chaouqui e Balda, Nicola Maio. Per loro tre, alla fine, è caduta anche l'accusa di associazione per delinquere.

Ed è stata proprio la Chaouqui l'unica a prendere la parola prima della sospensione dell'udienza, mentre in un'altra stanza la attendevano il marito Corrado e il figlio Pietro Elijah Antonio, di appena 20 giorni. L'avvocato della Chaouqui,Laura Sgrò, si è detta parzialmente soddisfatta proprio per l'assoluzione circal'associazione per delinquere. Sulla condanna per concorso in divulgazione di documenti, invece, l'avvocato si riserva di presentare o meno appello.