Da tempo, ESA (Agenzia Spaziale Europea) e NASA (National Aeronautics and Space Administration) osservano gli Asteroidi intorno al nostro pianeta, perché cambiando improvvisamente rotta potrebbero entrare in collisione con la Terra. I telescopi in orbita sulla volta celeste sono stati capaci di rilevare la presenza di un grande numero di asteroidi, considerati pericolosi, arrivando a registrare il 90% di quelli più grandi e a rischio per la Terra. Questo monitoraggio è in atto da qualche tempo e grazie ad esso, i due principali strumenti di osservazione astronomica difensiva, gestiti da ESA e NASA, hanno potuto osservare con quanta probabilità l'asteroide 2016 TB57, (con un diametro tra i 16 e i 36 metri), il 31 ottobre ha sfiorato la Terra.
Cosa accade nell'universo
Guardano verso il nostro pianeta, sembra che i telescopi abbiano rilevato la presenza di oltre quindicimila Near-Earth (asteroidi molto vicini alla terra che ne precludono la sicurezza), portando l'ESA e la NASA a verificare, con il passare del tempo, che questi corpi celesti all'apparenza non pericolosi stanno aumentando di anno in anno insieme alla possibilità che possano 'impazzire' e generare un catastrofico impatto. La NASA, attraverso il responsabile del programma di difesa planetaria Lindley Johnson, ha però confermato che per almeno cento anni nessuno dei Nea attualmente mappati risulterebbe un pericolo per la Terra.
Come difenderci dai Nea
Quello che la NASA e L'ESA tentano di fare è di scongiurare l'impatto di asteroidi impazziti, sia che abbiano grandi dimensioni, (come quelli attualmente registrati), sia considerati 'minori' ma non per questo meno pericolosi.
Oltre all'attuale mappatura del 90% degli asteroidi più grandi, entro il 2020 si avrà quella dei corpi celesti più piccoli e per azzerarne la pericolosità si stanno studiando nuovi 'strumenti' di difesa. La NASA porterà in orbita la sonda Neocam e terrà sotto controllo lo spazio e i loro pericolosi 'viaggiatori', cosicché l'attenzione dei due centri astronomici sarà rivolta all'osservazione del pianeta e all'attuale studio di tre alternative per difenderlo:
- lanciare sull'asteroide una testata nucleare in grado di polverizzarlo;
- costruire un impattatore cinetico che indirizzi un raggio sul corpo celeste, invertendone la rotta;
- utilizzare un raggio traente che permetterà di 'portarlo' in altro luogo.
Tutto ciò potrebbe realizzarsi grazie all'odierna tecnologia, ma per organizzare due delle missioni elencate servirebbero dai cinque ai dieci anni.
Così, in caso di imminente pericolo, l'alternativa sarebbe una testata nucleare indirizzata a colpire l'asteroide in rotta di collisione sulla terra. Ma sarebbe davvero la soluzione migliore? Quante nazioni sarebbero in favore di un nuovo pericolo nucleare?