Nel corso della puntata di domenica 8 maggio de Le Iene è andato in onda un servizio di Roberta Rei che ha portato alla luce una scomoda verità: la giovane 'iena' si è recata in una zona industriale della città di Treviso e qui ha trovato in un capannone ormai abbandonato una serra di marijuana.
La mafia cinese e la marijuana
Il testimone di quanto raccontato nel corso del servizio è proprio un giovane cinese, di cui non viene mostrato il viso e la cui voce viene trasformata al fine di renderlo irriconoscibile: Roberta Rei lo chiama Luca (un nome di fantasia) e si fa raccontare la sua triste storia.
Luca lavorava in un capannone a Prato dove producevano abbigliamento con uno stipendio di 1000 euro al mese, ma un giorno qualcuno, che lui non aveva mai incontrato prima, gli propone uno stipendio maggiore, pari a 3000 euro al mese: il suo lavoro sarà quello di innaffiare delle piante e prendersene cura. Luca accetta, pensando si tratti di ortaggi e verdure, e viene trasferito in un'altra città che nemmeno lui sa quale e dove sia: si tratta di Treviso. Qui Luca viene messo in un capannone e gli viene detto di restare chiuso sempre lì dove svolgerà il suo lavoro e dove anche andrà a dormire.
E' stata proprio questa esplicita volontà di tenere tutto al chiuso che gli ha fatto sorgere dei dubbi: quelle piante non erano ortaggi né verdure, bensì piante di marijuana.
Dopo tre mesi di lavoro infernale in quel capannone Luca ha deciso di dire basta e si è rivolto a Le Iene per raccontare questa verità: grazie alla sua testimonianza l'intero capannone è stato posto sotto sequestro dai Carabinieri e si sta cercando di risalire agli artefici di tutto questo, molto probabilmente esponenti della mafia cinese.
Un giro d'affari di 2 milioni di euro
All'interno del capannone vuoto i Carabinieri hanno trovato una produzione intensiva di marijuana, possibile grazia a piccoli accorgimenti come l'uso massiccio di fertilizzanti, lampade ad altezze differenti per simulare la luce del Sole, un sistema di aerazione e acqua rubata ai capannoni vicini.
Il prodotto ottenuto è una pianta di marijuana alta circa 2 metri e che provoca una forte euforia. Con un investimento stimato in 50/60 mila euro la mafia cinese ottiene circa 100 kg di droga per un valore superiore ai 2 milioni di euro. Ma chi sono i destinatari di questa sostanza stupefacente? Sicuramente non gli Italiani perché altrimenti la mafia cinese entrerebbe in conflitto con quella italiana, bensì il mercato estero: la marijuana viene messa in sacchi sottovuoto, simili a quelli degli indumenti, inserita tra i vestiti in grossi scatoloni che vengono spediti tramite i corrieri in tutto il mondo. E' difficile risalire a chi si nasconde dietro questo traffico di droga in quanto vengono utilizzati nomi e indirizzi inventati: eppure se si chiede ad un cinese della marijuana, questi non ne vogliono assolutamente parlare perché nel loro Paese con 3 kg di marijuana addosso rischi la pena di morte.