Report è tornato anche questa settimana con nuove inchieste che sicuramente faranno ancora discutere: dopo l'enorme polverone sollevato dal servizio sui vaccini, nel corso della puntata di ieri Sigfrido Ranucci ha affrontato due temi diversi, ma ugualmente importanti: il falso in bilancio de Il Sole 24 Ore e i segreti del successo delle food blogger.

Food blogger o influencer, i segreti del successo

L'inchiesta è partita con un'intervista a una delle food influencer più in voga del momento, Chiara Maci: la stessa ha raccontato del suo lavoro e dell'enorme quantità di tempo che occorre dedicare ad esso.

Gran parte del tempo lo si trascorre davanti ad un computer o ad uno smartphone perchè sono i social ad aiutarti nella scalata al successo: per esempio, Chiara Maci è molto attiva su Instagram dove posta continuamente foto non solo dei suoi piatti, ma anche della sua bambina di cui, ci tiene a chiarire, non ha mai voluto mostrare il viso. E cosa salta fuori? Nelle sue Ricette, nei suoi post, nei suoi hashtag c'è continuamente pubblicità di prodotti, non solo alimentari, ma anche di design e altro ancora. Sì perchè, vista l'enorme attenzione che Chiara Maci riesce ad attirare su di sè, i grandi marchi preferiscono pagare lei per sponsorizzare un determinato prodotto piuttosto che investire nei classici spot pubblicitari che nessuno più guarda.

Come Chiara Maci, c'è anche Sonia Peronaci, la fondatrice del famoso blog di cucina GialloZafferano: Sonia ha iniziato la sua avventura per caso 10 anni fa ed oggi ha pubblicato diversi libri di cucina, è chiamata come ospite in diversi programmi televisivi e addirittura organizza dei corsi di show cooking. Un vero e proprio impero che produce e fa girare tanto denaro e che fa però arrabbiare chi, invece, non riesce ad utilizzare tali canali per promuovere la propria attività: è quello che accade ad alcuni pizzaioli di Napoli i quali hanno affermato che alcuni dei giornalisti di cucina più famosi e più accreditati chiedano soldi ai vari titolari di pizzerie o ristoranti per una recensione positiva del proprio locale.

Le false recensioni su TripAdvisor

Ed è un po' quello che accade anche su TripAdvisor, il famoso brand su cui chi cerca un hotel, un ristorante o un'attività in generale, trova le recensioni di altri utenti che ci sono già stati in quel locale e può così scegliere senza sbagliare. E' così che dovrebbe funzionare, ma, in realtà, anche qui c'è un vero e proprio giro d'affari: moltissimi ristoratori hanno lamentato la poca affidabilità di TripAdvisor, affermando che per molti di loro ci sono delle recensioni false, scritte da utenti, tra l'altro anonimi, che non sono mai stati nel loro locale.

E così attraverso una semplice ricerca su Internet si scopre che esistono delle agenzie che vendono recensioni su TripAdvisor: su alcuni siti un pacchetto di 15 recensioni positive costa poco più di 300 euro e su altri si può arrivare fino a 600 euro. Tutto per scalare una classifica su TripAdvisor che, forse, non è più così attendibile come pensavamo.