L'estate è arrivata ma quest'anno porta con sé, almeno a Roma, un provvedimento del tutto nuovo. La sindaca della capitale, Virginia Raggi, in accordo con Acea, ha deciso di chiudere quasi tutte le fontanelle a Roma. Ad ora rimarranno in funzione soltanto ottantacinque fontanelle delle 2800 presenti. Come era prevedibile l'ordinanza ha scatenato tantissime proteste.

Qual è il piano previsto per le fontanelle romane

Il piano di Acea prevede la chiusura di circa trenta fontanelle al giorno, da oggi Lunedì 3 Luglio fino a quando sarà necessario. Il piano per i 'nasoni' prevede anche la parallela manutenzione del sistema idrico romano, ogni due o tre giorni verrà fatto un controllo dei benefici che la chiusura ha comportato.

In questo modo si avrà la possibilità di valutare ulteriori chiusure o riaperture delle fontanelle. Il fattore scatenante è stata la siccità degli ultimi periodi che ha portato la Capitale ad avere meno apporto di acqua, e costringendo l'Acea ad alimentarsi dal lago di Bracciano. E' stato pensato questo piano perché le fontanelle romane erogano centinaia di ettolitri d'acqua al giorno e senza interruzione. Questo perché non c'è mai stato un piano serio di restauro dei 'nasoni'. Effettivamente sarebbe bastato inserire una manopola da girare al momento di necessità, piuttosto che sprecare tutta quell'acqua potabile.

Alcune fontanelle rimarranno escluse dal piano

Da una lettera inviata dal presidente di Acea Paolo Saccani, alla sindaca Raggi, si legge che resteranno aperte le fontanelle pubbliche utilizzate dalla Asl e dall'Acea per i campionamenti dell'acqua.

Inoltre, anche un numero sufficiente di fontanelle che il Comune di Roma vorrà indicare compatibilmente con la drastica riduzione dell'acqua apportata alla rete idrica. Ciò che più preoccupa non sono tanto gli assetati cittadini e turisti che potranno comunque dissetarsi nei bar o portando con se delle bottigliette d'acqua, quanto piuttosto agli animali, di proprietà e randagi specialmente.

Il portale dedicato agli animal' 'Youanimal.it' invita i negozi, i bar e le attività in generale a mettere fuori dal negozio una ciotola per permettere ai randagi di abbeverarsi. Proprio in merito a questa iniziativa è stato ricordato come nel 1877, il magistrato di Trieste, rammentava l'obbligo di tenere un recipiente d'acqua monda fuori dalle botteghe. Per gli inadempienti veniva elevata addirittura un'adeguata sanzione penale.