Il tema dei vaccini riveste un ruolo sempre più centrale nel dibattito sociale e politico. A far chiarezza su alcune delle fake news che più circolano in rete ci ha pensato il professor Burioni, medico e ricercatore. Dalla correlazione tra la vaccinazione e l'autismo, alla diatriba riguardante il presunto guadagno delle case farmaceutiche. Sono tanti i temi o, per meglio dire, le bufale trattate dal professore. Come detto, i vaccini sono uno degli argomenti più attuali. In concomitanza con la riapertura delle scuole e l'inizio del nuovo anno scolastico, si ricorda che per l'iscrizione alla materna è sufficiente la presentazione della domanda di prenotazione per il vaccino.
Le bufale sui vaccini smontate punto per punto
La prima (presunta?) bufala sui vaccini che il medico Burioni intende smontare è quella riguardante la correlazione - secondo i cosiddetti complottisti - tra il vaccino e l'insorgenza dell'autismo nel bambino. Prendendo come riferimento i numerosi studi affrontati già nel recente passato, il professore nega con fermezza tale affermazione. Dati alla mano, sostiene che i casi di autismo sono in percentuale gli stessi sia nei bambini vaccinati che in quelli non vaccinati.
Con chi afferma che i vaccini indeboliscono il sistema immunitario del bambino, il ricercatore risponde con un secco no. È vero - dice - il contrario, ovvero la vaccinazione stimola in maniera naturale il nostro sistema immunitario.
Falso, stando a quanto riportato da Burioni, la tesi che sostiene come in Italia vengano fatti troppi vaccini (10) e troppo presto per il bambino. Burioni dichiara che gli stessi vaccini somministrati nel nostro Paese siano presenti anche nel resto del Vecchio Continente. L'unica differenza è che la quasi totalità della popolazione estera vaccina spontaneamente i propri figli, a differenza di quanto accade da noi oggi in Italia.
Il ruolo delle case farmaceutiche nella vaccinazione
C'è anche chi afferma che i vaccini arricchiscano le case farmaceutiche. Anche questo, secondo Burioni, corrisponde ad una bufala. I vaccini, nell'ultimo anno, hanno rappresentato l'1,4 per cento della spesa farmaceutica. Per spiegare ancora meglio il concetto, il professore riporta l'esempio dell'epatite C, per cui non esiste ancora oggi un vaccino.
A questo proposito Burioni chiarisce che per i farmaci contro l'epatite C si sia affrontata una spesa sei volte superiore rispetto a quella per i vaccini. Ciò significa che qualunque farmaco di una malattia per cui non esiste il vaccino fa fatturare molto di più alle case farmaceutiche rispetto alla spesa per la vaccinazione.