Sono bastate poche parole di apertura per sollevare un vero e proprio polverone sulla possibile riforma delle Pensioni 2014, che dovrebbe da un lato offrire la pensione anticipata a molti lavoratori rimasti imbrigliati nella Riforma Fornero, ma che andrebbe a colpire dall'altro lato gli stessi pensionati attraverso contributi di solidarietà e penalizzazioni. Il Governo è ben consapevole che non sarà facile trovare "la quadra" sulla questione; soprattutto non sarà possibile riuscirci accontentando tutti, perché il bilancio risulta già molto sofferente e di nuove risorse non ce ne sono.

Il denaro da destinare alle pensioni dovrà quindi essere trovato all'interno delle pensioni stesse, in modo da garantire la costituzionalità della Riforma quanto la retta via dei conti pubblici.

Poletti si dice possibilista, ma Renzi frena gli animi

Sono queste le ragioni che portano il Governo Renzi ad essere molto prudente sulla questione, nonostante sottili aperture da parte di alcuni membri dell'esecutivo. Il riferimento è al parere espresso dal Ministro del lavoro Giuliano Poletti, che in una recente intervista al Corriere si è dichiarato "favorevole a un intervento sulle pensioni alte, a sostengo dei lavoratori che rischiano di risultare esodati". Il pensiero del Ministro va proprio agli esodati (che sono stati protagonisti recentemente dell'ennesima operazione governativa di salvaguardia), ma anche ai lavoratori Ata e Quota 96 della scuola e a tutte le parti sociali che sono rimaste in qualche modo "tagliate fuori" dalla precedente riforma Fornero.

Le due soluzioni attualmente sul tavolo del Governo

Eppure qualora si riuscisse a implementare in modo equilibrato le due strategie fin qui delineate, si potrebbe mettere la parola fine su tante situazioni che si trascinano ormai da troppi anni. Il Governo starebbe infatti studiando la possibilità di flessibilizzare l'uscita anticipata dal mondo del lavoro, così come risulta già possibile posticiparla.

Ovviamente, tale scelta non sarebbe "gratuita" per il lavoratore, ma dovrebbe comportare un onere che, se fosse equilibrato, si attesterebbe attorno all'1% o al 2% per ogni anno di contributi non versati. D'altra parte, le esigenze di bilancio indicano che una tale forma di penalizzazione non sarebbe sufficiente a permettere il pensionamento di tutti coloro che ne avrebbero necessità.

Ed ecco che entra in gioco il contributo di solidarietà, ovvero la richiesta di fare un sacrificio a chi ha acquisito una mensilità molto elevata di tipo retributiva.

La sinergia dei provvedimenti potrebbe essere risolutiva

Se presi da soli e sulla base di quanto appena esposto, il provvedimento di pensione anticipata legata ad una penalizzazione e il contributo di solidarietà non risultano quindi risolutivi. Di fatto, sono inefficaci dal punto di vista del reperimento delle coperture necessarie per assicurare l'equilibrio di bilancio. La speranza è che messe insieme le due soluzioni, si potrebbe arrivare a un compromesso che non risulti troppo oneroso o penalizzante per nessuna parte sociale. Si otterrebbe così un risultato sinergico in grado di "accontentare tutti gli esodati" e di non scontentare troppo chi è chiamato ad un gesto di solidarietà verso le fasce più deboli.