Le categorie penalizzate dalla recente Riforma Fornero volgono nuovamente il proprio sguardo al Governo, anche se non è possibile nascondere la grande delusione per i fatti più recenti. Tra coloro che aspettano da ormai due anni una risposta definitiva delle istituzioni figurano sicuramente gli insegnanti appartenenti alla quota 96 e gli esodati.
Per i primi la soluzione sembrava ormai a portata di mano, fattore che ha sicuramente determinato la grande delusione degli scorsi giorni. Il Governo aveva infatti inserito un provvedimento specifico per sbloccare la situazione all'interno della riforma PA; purtroppo il fuoco incrociato dei pareri tecnici negativi (sulle coperture) hanno determinato una eliminazione in extremis.
Gli esodati sono stati invece protagonisti della sesta salvaguardia, un provvedimento essenziale per migliaia di famiglie dato che la loro condizione è particolarmente fragile; da un lato la mancanza di qualsiasi opportunità di reinserimento lavorativo, stante la particolare situazione economica del Paese. Dall'altra parte la totale assenza di misure assistenziali normative, se non per mezzo di provvedimenti estemporanei.
Il Governo pensa di sbloccare la situazione in modo definitivo
È evidente che sulle questioni appena evidenziate si sta procedendo per espedienti ormai da due anni. Sebbene la buona volontà da parte dei legislatori non sia mai mancata, è difficile pensare che si possa continuare ancora a lungo seguendo una strategia "per espedienti".
Le persone aspettano risposte che risultino definitive, tanto più che i requisiti di pensionamento sono stati cambiati in corso d'opera e i cittadini rimasti incastrati nel meccanismo automatico non hanno avuto il tempo per pianificare in modo corretto la propria fuoriuscita dal mondo del lavoro.
Le due soluzioni possibili al problema degli esodati e dei quota 96
Il Governo sta vagliando una serie di soluzioni che potrebbero risultare effettivamente di lungo termine, seppure ai lavoratori sarà richiesto ancora una volta di effettuare dei sacrifici.
La buona volontà delle parti non sembra comunque mancare, fermo restando che si possa scrivere davvero la parola fine sull'accaduto.
La prima risposta al vaglio dei tecnici consiste nella possibilità di ottenere un'uscita pensionistica anticipata con cinque o sei anni di anticipo rispetto ai criteri definiti dall'ultima riforma.
Questo però avverrebbe al prezzo di una penalizzazione, che nelle cifre circolate recentemente sarà compresa in una forchetta che va dal 2% all'8% della mensilità erogata. Il piano B potrebbe consistere nell'offerta di un prestito pensionistico, che potrebbe garantire al pensionando le mensilità fino al raggiungimento dei requisiti Fornero. Successivamente, il prestito sarebbe restituito tramite delle trattenute sulle mensilità erogate dall'Inps.