Dopo il verdetto d'inammissibilità pronunciato nella giornata di ieri dalla Corte Costituzionale in relazione al referendum proposto dalla Lega Nord, i lavoratori e le tante persone in attesa di una soluzione riguardante la propria situazione previdenziale sono tornate a sperare in un'intervento dell'esecutivo. La flessibilizzazione dell'Inps resta un passo fondamentale per molti esponenti del Partito Democratico, anche se il Governo Renzi ha adottato una logica di prudenza nei confronti dell'argomento.

Di certo si sa che il dossier è allo studio dei decisori pubblici, stante che il cambio di guardia avvenuto con la nomina dell'economista Tito Boeri alla Presidenza dell'Inps potrebbe essere propedeutico ad una modifica radicale nelle logiche e modalità di accesso anticipato alla quiescenza.

La parola chiave resta "flessibilità", con la quale si deve intendere non solo la necessità di rendere meno rigidi i requisiti di pensionamento, ma anche i metodi di distribuzione delle rendite, spesso basati su principi anacronistici in termini di giustizia sociale.

Nuovo intervento di Cesare Damiano, minoranza Dem propone altri meccanismi di pensionamento anticipato

Il fatto che un intervento sulla flessibilizzazione dell'Inps sia considerato ormai come un atto dovuto può essere letto nelle dichiarazioni di Cesare Damiano, Presidente della Commissione lavoro alla Camera, il quale ha spiegato che questo tema deve essere messo assolutamente all'ordine del giorno dall'esecutivo: "la situazione non è più reggibile".

L'ex Ministro del Lavoro ha spiegato come gli attuali meccanismi di pensionamento penalizzino due volte i cittadini italiani: da un lato bloccando le persone sul lavoro (nel migliore dei casi) o lasciandoli senza reddito, dall'altro alimentando il fenomeno della disoccupazione giovanile, visto che di fatto è venuto a mancare il normale ricambio generazionale.

Per ovviare a questa situazione, Damiano ha proposto di aprire le porte dell'Inps a tutti coloro che maturino 62 anni di età e 35 anni di contributi. Un'altra ipotesi è quella di offrire il pensionamento con quota 100, ovvero sommando i contributi con l'età anagrafica del lavoratore: si potrebbe pertanto ottenere la quiescenza (ad esempio) con 60 anni di età e 40 di versamenti.

L'esecutivo sembra invece maggiormente orientato ad un meccanismo di tipo contributivo puro, dove la quiescenza si sleghi dall'età anagrafica. In questo caso, bisognerebbe però accettare che il calcolo della mensilità avvenga sulla base dell'effettivo montante accumulato.

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