Le pensioni nella Scuola liberano circa 35 mila posti: sono questi i dati, non ancora ufficiali, provenienti dal ministero secondo il quale si aggirerebbero intorno ai 20 mila le domande di cessazioni dal servizio al 1° settembre prossimo presentate dai docenti, mentre quelle presentate dal personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata) sarebbero 5 mila. A questi 25 mila, più che raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2014, vanno aggiunti altri 10 mila collocati in pensione d'ufficio. Le domande sono state presentate entro lo scorso 15 gennaio dal personale della Scuola tramite il Sidi, il sistema online del Ministero dell'istruzione.
Pensioni nella Scuola, ecco requisiti di docenti e Ata che hanno presentato domanda: anche "opzione donna"
Dunque, il personale della Scuola appena può, chiede di andare in pensione. E lo fa anche se l'uscita dal mondo del lavoro comporta delle penalizzazioni sull'ammontare della pensione stessa. Delle circa venticinquemila domande presentate entro la metà di gennaio, sette su dieci farebbero capo a docenti e amministrativi che, al 31 dicembre del 2011, erano in possesso dei requisiti di età e di contributi richiesti per andare in pensione con la normativa in vigore prima dell'entrata in vigore dell'articolo 24 del decreto legge n. 211 del 2011 (la riforma Fornero e i Quota 96). Il 25% delle domande, invece, riguarderebbe docenti e Ata, al 31 dicembre prossimo, potrà avvalersi dei requisiti richiesti dalla legge Fornero e dalle successive modifiche consistenti nell'aver maturato contributi per 42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e sei mesi per le donne.
Il 5%, invece, riguarda le docenti e personale femminile che ha optato di avvalersi dell'"opzione donna" previsto dall'articolo 1, comma 9, della legge numero 243 del 23 agosto 2004 per andare in pensione a partire dal prossimo 1° settembre avendo compiuto al 31 dicembre 2014 l'età di 57 anni e 3 mesi ed almeno 35 anni di contributi.
Se i numeri del Ministero dell'Istruzione dovessero essere confermati, assisteremmo alla fuga di chi può verso la pensione: l'incertezza di subire l'ennesimo colpo basso con #labuonascuola del Governo Renzi, che dovrebbe entrare in vigore con l'inizio del nuovo anno scolastico, spinge docenti e Ata ad accaparrarsi la prima scialuppa sicura.