L'Unione europea ha posto un freno alle idee di flessibilità in uscita dal mondo del lavoro e alle ipotesi di pensioni anticipate per i contribuenti. Per Bruxelles solo frenando i prepensionamenti si potrà assicurare un giusto trattamento pensionistico ai più giovani. Sono queste, sinteticamente, le conclusioni a cui giunge la relazione di quest'anno sull'equità delle Pensioni della Commissione europea: si tratta di un documento di estrema importanza, alla cui redazione partecipano tutti i ministri del Lavoro dei Paesi aderenti alla Comunità.

Pensioni donne: rischio povertà più elevato di quello degli uomini

Tuttavia, la relazione mette in risalto anche il perdurare di situazioni di genere nettamente differenti: infatti, mediamente, nei Pesi dell'Unione europea, le pensioni delle donne sono del 40 per cento più basse rispetto a quelle degli uomini. Nella relazione si fa il punto sulle cause che determinano talidisparità: innanzitutto laretribuzione più bassa spettante alledonne, ma anche il minor numero di anni di attività lavorativa eun'aspettativa di vita più a lungo termine rispetto a quella agli uomini. Di conseguenza, il rischio povertà è più alto per le donne che per gli uomini.

Soluzione dall'Ue: pensione solo con 40-45 anni di contributi, difendersi con l'integrativa

La soluzione in tema di pensionisuggerita nella relazione è la strada più difficilmente praticabile: infatti, nel documento, viene individuata come via d'uscita la maggiore capacità degli Stati di creare lavoro a favore dei contribuenti più anziani e convincerli a lavorare ulteriormente.

Tale prospettiva è avvalorata dal fatto che, sempre più nel futuro, per percepire un assegno pensionistico perlomenosufficiente, sarànecessario aver condotto una carriera lavorativa il più possibile lunga e senza interruzioni. Ciò equivale a dire che occorreranno almeno 40, se non 45 anni di contributi versati.

Ma la relazione mette in evidenza anche la circostanza che solo il 50% circa della popolazione che nel 2012 era andata in pensione, lo aveva fatto raggiungendo l'età stabilita dalla legge: l'altra metà aveva già smesso per altre cause, come la disoccupazioni, i motivi familiari o di salute.

Infine, nella relazione si richiama l'attenzione su un fattore sempre più determinante nella qualità della vita dei pensionati: il benessere dipenderà sempre di più dalle risorse private, coincidenti con l'aver investito in pensioni integrative o aver versato in regimi pensionistici professionali.