Arriva un nuovo richiamo alle Pensioni flessibili da parte del Presidente della Commissione lavoro alla Camera, che prosegue nel pressing di sensibilizzazione nei confronti del Governo e degli attori della politica in merito alla necessità di correggere i parametri di accesso all'Inps. "La flessibilità delle pensioni è una misura di modernizzazione del sistema" ha spiegato intervenendo durante il Convegno dell'associazione "lavoro e welfare". Per l'esponente della minoranza Dem bisogna "restituire alla previdenza quel principio di gradualità che le è stato negato al tempo del Governo Monti", quando è stato deciso l'improvviso e repentino innalzamento dei requisiti di pensionamento tanto dal punto di vista anagrafico quanto contributivo.

L'obiettivo è quindi duplice: da un lato operare in favore della quota 97 garantendo un anticipo dell'uscita di 4 anni, dall'altro impegnare il sistema per realizzare un meccanismo di uscita anche in favore dei lavoratori precoci.

Pensioni flessibili: si continua a puntare su quota 97 e uscita con 41 anni

Stante la situazione, le due proposte condivise dalla Commissione lavoro e inviatesul tavolo del Governo Renzi restano quindi le stesse. Bisogna però considerare che i lavoratori aderenti dovranno comunque accettare una penalizzazione accettandolaquota 97: "la misura comporta un correttivo attuariale" prosegue l'On Damiano, "che noi proponiamo essere del 2% per ogni anno di anticipazione". Complessivamente restiamo quindi ad un taglio massimo potenziale dell'8% per coloro che decideranno di uscire dal lavoro all'età di 62 anni, il qualeprogressivamente si riduce al crescere dell'età fino ad annullarsi nel momento di maturazione dei requisiti con gli attuali criteri di legge.

La penalità servirà a sbloccare il provvedimento e a sciogliere il veto dei tecnici, vista la sussistenza dei "risparmi che derivano da un assegno penalizzato, fintanto che il lavoratore resterà in pensione". Resta inoltre la necessità di intervenire in favore dei precoci, per i quali "c'è la richiesta di consentire a chi ha 41 anni di contributi di poter andare in pensione".

Uno strumento che potrebbe finalmente consentire di raggiungere la quiescenza a chi ha iniziato a lavorare in giovane età, accumulando oltre quattro decenni di contribuzione durante la propria carriera.

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