La sostenibilità dei conti pubblici resta al centro dei principali nodi da sciogliere riguardo la possibilità di avviare una riforma del sistema previdenziale che possa effettivamente contenere dei meccanismi utili per uscire in anticipo dal lavoro. Secondo gli ultimi commenti del Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano, restano comunque delle vie percorribili per garantire ai lavoratori un sistema anticipatodi quiescenza, senza andare a pesare in maniera eccessiva sui conti dell'Inps. "Possiamo dimostrare con conti alla mano che il costo dell'uscita anticipata dal lavoro di 4 anni può essere coperto nei 20 anni successivi": si tratta dell'ormai nota quota 97, in grado di garantire l'accesso alle tutele previdenziali a partire dai 62 anni di età, pur avendo conseguito 35 anni di versamenti e accettando una penalizzazione annua del 2%.

Proprio quest'ultimo espediente (che per l'anticipo maggiore comporta un taglio massimo dell'8% sulla futura pensione), dovrebbe riuscire a garantire la sostenibilità del meccanismo di prepensionamento ipotizzato.

Riforma pensioni: dare ai lavoratori la possibilità di scegliere quando uscire

Entrando nel merito del meccanismo durante un convegno ad opera di "Itinerari Previdenziali", l'On. Damiano ha spiegato di ritenere come inevitabile l'applicazione di una penalità per poter garantire ai lavoratori un'anticipazione nella data di pensionamento rispetto alle attuali regole. Unica eccezione è quella di coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età, avendo accumulato alle proprie spalle decenni di versamenti.

Per questi soggetti, comunemente definiti come precoci, l'esponente della Commissione lavoro propone di garantire il pensionamento senza ulteriori penalizzazioni, purché abbiano conseguito almeno 41 anni di accrediti contributivi presso l'Inps. Queste proposte di legge avrebbero inoltre il vantaggio di essere condivise da tutte le principali formazioni politiche, essendo state maturate nel corso dei vari dibattiti parlamentari risalenti agli ultimi tre anni.

Una motivazione in più, oltre a quelle già presenti, per arrivare ad un intervento correttivo sul comparto, dopo che negli scorsi mesi anche il Governo ha rinnovato le proprie aperture in tal senso.

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