L'ocse ha presentato oggi il proprio dossier "Pension Outlook 2016", all'interno del quale ha messo a confronto il livello contributivo dei Paesi appartenenti all'organizzazione. Una classifica che mette in evidenza quanto pesa in termini percentuali per le imprese e per i lavoratori la contribuzione alla previdenza obbligatoria e che prospetta ancora una volta l'Italia tra i Paesi dove quest'ultimo appare più alto. Nonostante questo, l'organizzazione mette in guardia contro le sfide che il nostro comparto previdenziale si troverà ad affrontare nel prossimo futuro, a partire dall'invecchiamento della popolazione e dalla bassa crescita del Pil, due elementi che assieme ai tassi di interesse al minimo rischiano di mettere seriamente alla prova i futuri assegni dei pensionati.

Ma vediamo quali sono le percentuali di contribuzione presenti nel nostro Paese e qual è il metro di paragone rispetto alle altre nazioni appartenenti all'Ocse.

Pensioni a confronto: i dati emersi dal nuovo Outlook Ocse 2016

Stante le premesse appena descritte, partiamo prima di tutto dal livello di contribuzione in capo alle imprese, stimato al 23,81%. Mentre i lavoratori contribuiscono con un'ulteriore trattenuta del 9,19%, che porta il livello contributivo ad un terzo del proprio reddito (raggiungendo il 33%). In altri Paesi con modelli e sistemi simili al nostro, la contribuzione appare sempre elevata, seppure ancora lontana dalle percentuali che vi abbiamo appena presentato. In Francia, ad esempio, il livello dei versamenti finalizzati alla previdenza pubblica tocca il 24,89%, quasi un terzo in meno rispetto al nostro.

In Germania lo stesso dato scende al di sotto del 20%.

I rischi per il futuro sul settore previdenziale

Nel merito di quanto appena esposto, resta comunque il problema dell'importo dei futuri assegni. Anche nel nostro Paese, nonostante il livello elevato dei versamenti, resta da risolvere l'incognita di percepire assegni sempre più magri.

Il ricorso al ricalcolo contributivo puro e la precarietà lavorativa producono infatti dei severi interrogativi sul livello di sostegno che la previdenza pubblica sarà in grado di offrire in futuro. L'Ocse invita i Governi a prendere provvedimenti per tempo, favorendo i fondi pensione integrativi e ricordando che per avere Pensioni più alte i contribuenti con le regole attuali saranno obbligati a lavorare più a lungo ed a versare contributi sempre più ingenti.

Il dibattito politico sull'argomento sembra quindi destinato a restare molto acceso e non solo in Italia, dove ci troviamo ad affrontare già oggi il difficile passaggio ad un modello lavorativo e contributivo profondamente cambiato rispetto al recente passato.

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