Si è svolta questo martedì 14 novembre presso il Senato della Repubblica a Roma l'iniziativa "Save research (and researcher!)" organizzata dal dipartimento Saperi di sinistra Italiana. Vediamo meglio che cosa è emerso.
La denuncia di Sinistra Italiana: 'Università e ricerca in Italia hanno subito troppi tagli, il sistema è al collasso'
Secondo gli organizzatori dell'iniziativa "l'università e la ricerca italiana sono strette nella morsa del definanziamento e della precarizzazione dei ricercatori. I governi di centrodestra e di centrosinistra hanno imposto unanimemente la stessa ricetta: tagli, blocco del ricambio generazionale in università, concentrazione del sistema accademico in pochi poli.
Negli ultimi anni, quasi la metà del corpo docente universitario, intrappolato in una foresta di figure contrattuali precarie, ha lavorato senza un contratto a tempo indeterminato e senza la prospettiva di poter continuare a fare il lavoro per cui è stato formato".
Nel suo intervento introduttivo Claudia Pratelli, Responsabile scuola, università, ricerca e innovazione di Sinistra Italiana, ha detto: "Siamo di fronte a una vera emergenza. In dieci anni l'università italiana ha perso il 20% dei docenti, ha perso circa 70 mila studenti e 1000 corsi di studio. Dentro questo processo di sottrazione chi più ha pagato sono stati gli Atenei più periferici. L'unico segno più lo abbiamo registrato nel precariato.
Negli enti pubblici di ricerca il taglio progressivo dei fondi ordinari ha fatto sì che gran parte dei finanziamenti, anche per attività ordinarie, arrivano dai fondi esterni ed extra-ordinari". Prima di aggiungere: "Il collasso del sistema universitario ha ormai dei numeri certi. Le promesse erano solo fuorvianti e sono state smascherate come denunciamo da tempo.
Si tratta di un ennesimo allarme che chiede risposte strutturali a partire da questa legge di bilancio che, invece, sembra essersi disinteressata del futuro e del presente della ricerca pubblica e dei ricercatori". E passando sul piano della proposta concreta, Pratelli ha poi concluso: "Sui provvedimenti previsti dal testo del Governo, SI ha presentato numerosi emendamenti per moltiplicare le risorse stanziate e per un piano pluriennale di reclutamento per oltre 25000 persone, oltre che per irrobustire le borse dottorato.
Analogo impegno è previsto per i ricercatori degli enti pubblici di ricerca: a tale proposito è stato presentato un emendamento che prevede la stabilizzazione per 10.000 precari. Serve tuttavia una strategia complessiva che rilanci la funzione della ricerca e dell'università pubblica: ne faccia una priorità di finanziamento, riformi il preruolo universitario eliminando forme contrattuali indecorose e prevedendo rapide e certe prospettive di ingresso in accademia".
Proposte, queste ultime, ribadite anche da parte dei parlamentari Nicola Fratoianni, Giuseppe Civati, Fabrizio Bocchino e Luca Pastorino, che si sono soffermati sull'impegno parlamentare che il gruppo di Sinistra Italiana - Possibile avrà in fase di sessione di Bilancio, con la legge di stabilità, per la stabilizzazione dei precari dell'Università e della Ricerca.
'Ecco i dati numerici sull'occupazione nell'università e nella ricerca italiana dopo 10 anni di tagli'
Francesco Vitucci (dipartimento Saperi di SI e ricercatore freelance) e Orazio Giancola (ricercatore università La Sapienza) hanno poi presentato i dati di uno studio realizzato "mettendo a confronto la promesse e la realtà dell'università italiana a circa 10 anni dai primi tagli ai finanziamenti all’università". Secondo i numeri presentati, dal 2010 ad oggi su circa 43.000 assegnisti di ricerca solo il 3,1% è stato assunto, emntre il 92,7% è stato espulso. Già il prossimo anno più di 1.300 persone non potranno veder rinnovato il proprio assegno di ricerca perché arrivate a scadenza dei 6 anni previsti dalla riforma Gelmini, approvata appunto nel dicembre 2010.
Sempre dal 2010, inoltre, sono stati assunti poco più di 2.000 ricercatori, un dato che fa molto riflettere pensando che i pensionamenti sono circa quindicimila. Nel complesso quindi i flussi in uscita (per pensionamento o per altri motivi) hanno superato di gran lunga gli ingressi ex novo nel sistema e sono stati in gran parte compensati con passaggi di ruolo, con un evidente blocco del ricambio generazionale nel settore.
Sono intervenuti nel corso della mattinata vari rappresentanti di FLC CGIL, ADI, ARTED, CNRSU, LINK, Precari uniti CNR ed altre ricercatrici e ricercatori precari di Enti Pubblici di Ricerca, i quali hanno portato le proprie testimonianze sullo stato in cui versano le università e gli enti di ricerca negli ultimi anni, ribadendo l'importanza del ruolo sociale di chi lavora in questi settori, che però troppo spesso non ha alcun riconoscimento professionale e reddituale da parte della politica e delle istituzioni.