Si è svolto questo 7 novembre l'atteso intervento del leader del Partito Democratico Matteo Renzi a 'DiMartedì' su La7, in quella che doveva essere la sfida con Luigi Di Maio del M5S, il quale ha però deciso di non partecipare dopo il voto siciliano. La serata si è quindi trasformata in un assolo del segretario del Pd. Vediamo le parti principali di quello che ha detto.
Renzi attacca Di Maio e riflette sulle sconfitte del PD: 'Non contano elezioni perse ma posti di lavoro creati'
All'inizio Renzi ha lanciato diverse stoccate a Di Maio: "Io non ho l'immunità parlamentare, mentre lui sì, ecco: lui ha parlato di me come un aguzzino, dicendo che ho salvato le banche mandando sul lastrico migliaia di persone.
Sono cose gravissime. Rinunci all'immunità, non scappi. Vogliamo vedere chi è più cittadino e chi è più casta?". Prima di aggiungere: "Gli avrei chiesto volentieri perché ha partecipato solo al 30 per cento delle votazioni in Parlamento in questi quattro anni: io gli darei solo il 30% dello stipendio".
Sulla sconfitta in Sicilia, legata anche ad altri insuccessi elettorali del PD negli ultimi anni, il leader dem ha detto: "Ho personalizzato al referendum, ma quando si vota alle amministrative la gente non è che va a votare sempre su di me, le persone votano sulle cose concrete come ospedali e infrastrutture. Nel 2014 ad esempio a Livorno il PD prese il 53% alle Europee ma il 35% alle comunali, poi perdendo al ballottaggio.
I cittadini sono molto saggi e non votano sulla base del segretario nazionale. In Sicilia il nostro candidato era il migliore che avevamo ma evidentemente non ha vinto, io lo avrei votato, ma ha vinto Musumeci a cui ora auguro buon lavoro".
Quale giudizio dà Renzi sul proprio operato alla guida del PD? "Questo lo potrò dire dopo le elezioni politiche.
Ma il PD è molto più grande di Matteo Renzi o di altri leader. E non contano tanto le elezioni locali vinte o perse, ma quello che conta è che in questi anni abbiamo creato 986.000 posti di lavoro, di cui il 71% a tempo indeterminato. Un dato di cui non ci accontentiamo, io vorrei un altro Jobs Act. Questi risultati proseguono anche adesso con Gentiloni".
Renzi: 'Centrosinistra? Mi rivolgo a tutti senza veti'
Parlando di rapporti con chi si colloca a sinistra, Renzi ha detto: "Non possiamo rappresentare la politica coi rapporti personali, a nessuno interessa quali rapporti personali ho io con D'Alema o Bersani. Stiamo sul merito delle cose. La divisione c'è stata nel momento in cui abbiamo lanciato le Primarie: le scelte di chi è leader del nostro partito le fa un popolo straordinario per cui chiedo ed esigo rispetto, noi abbiamo portato 2 milioni di persone a votare". Poi riguardo alla possibilità di ricucire il centrosinistra, ha aggiunto: "Mi rivolgo a tutti e senza veti, più di così... D'Alema non vorrà mica che io mi bruci in piazza, se hanno scelto di fare un altro partito pensino al loro partito.
Alla segreteria del PD non mi ci ha messo D'Alema, né Bersani, né mi ci sono messo da solo, ma il popolo del PD. Questa discussione è sterile, perché il potenziale Premier lo decidono il Parlamento e il Presidente della Repubblica. Vorrei sapere da loro che cosa ci divide sulle cose concrete: qualcuno vuole che cancelliamo gli 80 euro a 11 milioni di persone?". Concludendo: "Si vince a sinistra, ma si vince anche al centro: come si è visto in Sicilia non è che la sinistra abbia fatto questo grande risultato".
Renzi ha poi attaccato gli avversari sui temi economici: "I 5 Stelle vogliono dare il reddito di cittadinanza anche a chi non lavora, questa è una follia. Berlusconi e Salvini vogliono fare la flat tax, in cui tutti pagano la stessa aliquota a prescindere dal reddito, questo non mi sembra giusto: chi è ricco deve avere un'aliquota più alta di chi è povero".
Renzi: 'Ecco tutti i miei errori del passato: non ho ansia di tornare sulla poltrona'
Guardando al passato, Renzi ha ricordato: "Noi abbiamo preso il 40,8% alle Europee, grande risultato, e poi la stessa percentuale anche al referendum costituzionale, facendo un grande tonfo. Oggi i sondaggi ci danno fra il 26 e il 29%: abbiamo molto da recuperare, in particolare fra i tanti che sono delusi, fra gli incerti e fra gli astenuti". Interpellato sui propri errori, Renzi ha detto: "Mi fa male che nell'elettorato deluso da noi in molti pensino che siamo stati troppo amici di quelli che hanno il potere: nei nostri sondaggi le persone non contestano i risultati ottenuti ma il fatto che ci siamo fatti vedere troppo poco nei luoghi del dolore.
Io non credo che il paese sia stanco e deluso, c'è anzi molta gente che vuole mettersi in gioco e io voglio coinvolgerla in campagna elettorale. La cosa sulla quale ho sbagliato è l'approccio: ho dato l'impressione di essere molto attento ai poteri importanti, quando invece in realtà era un problema di comunicazione mia. Quando sono andato a Torino ho incontrato il Cottolengo, sono stato il primo Premier a farlo, ma mi sono fatto vedere anche con Marchionne. Sicuramente ho sbagliato, si può anche sbagliare e invidio chi non lo fa mai. Però mi rende orgoglioso che quando io ho sbagliato sono andato a casa: ho lasciato la guida del Governo e del Partito. Volevo davvero lasciare tutto. Poi a distanza di settimane 26.000 persone per email mi hanno chiesto di cambiare idea.
Ho pagato questa incoerenza oggettiva. Io continuo a dire e pensare che era giusto andarmene dopo il referendum ma sarebbe stato percepito come un atto di arroganza. Ho l'amarezza perché da un anno vengo dipinto come quello che vuol tornare a tutti i costi. In realtà io oggi vivo senza stipendio politico, lavorando e facendo il mio lavoro quotidiano: cercando ovviamente di fare anche il bene del PD, ma non ho per forza l'ansia di dover tornare sulla poltrona". Chi può continuare il suo percorso per il bene del centrosinistra? "Ce ne sono tanti, uno è Paolo Gentiloni"