Il centrodestra sembra aver trovato la quadratura del cerchio per affrontare unito la campagna elettorale e le elezioni del 4 marzo 2018. Nella pratica, Matteo Salvini sembrerebbe aver fatto un passo indietro per quanto riguarda la leadership del centrodestra in favore di Silvio Berlusconi. Ma, come contropartita, ha ricevuto il pieno accoglimento delle sue proposte politiche, prima fra tutti l'abolizione della legge Fornero. Ma anche Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni ha ricevuto sufficienti rassicurazioni. Tanto che le compagini dei tre leader correranno unite sia alle politiche che alle Regionali.

L'accordo sul programma

Il centrodestra, oltre a candidare, come chiesto da Giorgia Meloni, solo coloro che riceveranno il consenso di tutti gli alleati, ha trovato l'accordo definitivo su quelli che dovrebbero essere i punti principali della proposta Politica del centrodestra. I punti in comune a tutti e tre i leader sono un maggiore controllo sull'immigrazione, una nuova norma sulla legittima difesa e riuscire ad essere meno vincolati dall'Europa. Ma vi sono anche punti di distinzione all'interno del programma comune. Per quanto riguarda Fratelli d'Italia si punta sulla difesa del Made in Italy e della natalità. Berlusconi porta in dote l'obiettivo di portare le pensioni minime a 1000 euro, l'istituzione della flat tax e la riforma della giustizia e del giusto processo.

Infine Matteo Salvini, come dicevamo, vorrebbe realizzare una riforma dell'intero sistema pensionistico, a cominciare dall'abolizione della legge Fornero. Ma è possibile? E se sì, quanto costerebbe ai contribuenti italiani? Cerchiamo di rispondere sinteticamente.

Quanto ci vorrebbe per abolire la Fornero

Secondo Salvini per riformare il sistema pensionistico, eliminando la legge Fornero, basterebbero 5 mesi.

Di fatto i conti sono difficili da fare. Secondo quanto elaborato dalla Ragioneria Generale dello Stato, un abolizione tout court della Fornero significherebbe rinunciare a circa 350 miliardi di risparmi fino, addirittura, al 2060.

È una cifra importante e che rappresenterebbe un grosso fardello, se venisse a mancare, per qualsiasi economia in crescita, come le ultime rilevazioni statistiche dicono che sia anche quella italiana.

Inoltre, la maggioranza di questi mancati risparmi verrebbe meno nel medio termine. Sempre secondo quanto stabilito dalla Ragioneria Generale tra il 2020 e il 2030. In termini di Pil si tratterebbe di rinunciare a circa 1 punto percentuale di crescita ogni anno. E nel 2020 forse anche a 1,4 punti percentuali. In valori assoluti sono circa 24 miliardi di euro solo nel 2020 e altri 17 miliardi circa fino al 2030. Difficilmente il futuro Governo, di qualunque colore politico sia, potrà rinunciare a cuor leggero a tutte queste risorse.