Due mesi al voto e di programmi neanche a parlarne. I partiti si avvicinano alle urne tenendosi bene alla larga di entrare nel vivo dei contenuti. Giudicare l’operato altrui azzerandolo, era e resta il principale sport nazionale in questo Paese. Il clima da campagna elettorale si avverte forte sul web, vero habitat naturale di malpancisti e propagandisti. Basti considerare l’ultima polemica relativa all’introduzione degli agognati sacchetti biodegradabili per gli alimenti freschi e sfusi, all’improvviso divenuti il principale problema italiano.
Come ha lucidamente e tristemente sottolineato il direttore del Tg di La7, Enrico Mentana, con il nuovo anno i cittadini dovranno fare i conti con le accise su bollette della luce (5,3%), del gas (5%) e dei pedaggi autostradali (2,74%) approvate nel disinteresse della collettività che però preferisce indignarsi contro il pagamento (in media di due centesimi) delle nuove buste per la spesa. Una fotografia impietosa della nostra società, culturalmente assoggettata alle dinamiche sciagurate dei Social Network. Non fanno eccezione i partiti tutti che, giorno dopo giorno, hanno imparato a catalizzare le opportunità di questo clima virtuale infuocato rincorrendo i populisti per non perdere consensi.
Dopo il quattro marzo, c’è da scommetterci, la possibilità di ritrovarsi al punto di partenza è altissima.
Il nodo delle liste
A contribuire all’azzeramento del confronto politico sono i tempi stringenti per ciò che concerne la presentazione delle liste dei candidati. Entro il termine del mese, infatti, bisognerà riempire tutte le caselle dei collegi prima di iniziare la volata finale.
Tutti, ma proprio tutti, devono fare i conti con i parlamentari uscenti che puntano alla riconferma. La nuova legge elettorale, il Rosatellum bis, non garantisce però spazio a tutti. Per questo i capi partito sono al lavoro per distribuire al meglio le forze sul territorio, arrivando a corteggiare molti volti popolari della società civile.
È il caso dell’astronauta Samantha Cristoforetti data in quota PD con Matteo Renzi sponsor, oppure del giornalista anti-sistema Gianluigi Paragone vicinissimo al Movimento5Stelle. Insomma, anche in questo caso, la priorità generale è quella di non lasciare al nemico troppi colpi a effetto che potrebbero intercettare flussi di voti vitali a mutare gli equilibri della partita. Oltre ai singoli sono le coalizioni a preoccupare seriamente le forze politiche. Il PD, ad esempio, deve risolvere i problemi burocratici con la lista di Emma Bonino “+ Europa”. Se a breve non dovesse sbrogliarsi la matassa Renzi resterebbe da solo contro tutti, riducendo ancor di più le sue chance di vittoria.
Salvini non molla
Nel Centrodestra il dossier candidature era gestito fino a poche settimane fa da Altero Matteoli, tragicamente scomparso in seguito a un incidente stradale. Rimasto orfano del suo mediatore migliore, Silvio Berlusconi ha deciso di fare da solo. Il cosiddetto casting dei futuri forzisti è aperto e non si escludono nomi a sorpresa. Parallelamente l’ex Cavaliere deve difendersi da quello che sulla carta sarebbe il suo alleato più forte: Matteo Salvini. Il segretario della Lega ieri, in conferenza stampa, ha rivendicato il suo ruolo di candidato premier snocciolando sondaggi che proietterebbero il Carroccio a prima forza della coalizione. Berlusconi non ha nessuna intenzione di lasciargli campo libero, arrivando a preferire le soluzioni Roberto Maroni e Luca Zaia.
Salvini ha incassato l’affondo che profuma di provocazione, replicando per le rime: “Aver messo nel logo della Lega Salvini premier è una convinzione di tutto il movimento”. Questo costante fuoco amico potrebbe compromettere il destino dell’intera coalizione? È vero che il Centrodestra unito viaggia col vento in poppa nei sondaggi, ma sia Berlusconi che Salvini starebbero pensando di ribaltare il tavolo in ottica larghe intese post voto (il primo con il PD, il secondo con il M5S).