Il social network Facebook fa ormai parte della nostra vita come il pane e l'acqua. Non c'è pranzo che si possa chiamare tale se non si addenta un bel panino o giornata salutare se non si beve almeno un litro e mezzo d'acqua. Facebook è così, non esiste giornata che si possa chiamare tale se non si visita il proprio profili (anzi più quello degli altri) almeno una decina di volte. Ma gli affari degli altri da due giorni a questa parte possono pure aspettare. La tendenza del momento è scrivere pensieri su Muhammad Alì, il famoso pugile. Famoso? Sicuramente non tanto al pubblico "facebucchiano" medio visto che fino al momento della notizia della sua morte, gli stessi che ora si identificano in lui, che condividono foto e e pensieri a ripetizione come se l'indice si fosse incantato nell'invio della tastiera del computer erano gli stessi che si identificavano nelle frasi dei più celebri cinepanettoni italiani.

Internet, uno strumento cheallarga il nostro sapere

Ma internet serve anche a questo. Da due giorni a questa parte, basta chiedere in giro a qualcuno, un parente, un amico, un familiare, di Muhammad Alì, che basta poco per rendersi conto che tutti al momento sono talmente preparati sull'argomento da scrivere una tesi di laurea sul pugile in tempi record. Tutti sanno già tutto. L'anno di nascita, la data di nascita, la città in cui è nato, la malattia di cui era affetto e cosa altrettanto più importante, chi per ultimo si recò all'ospedale da lui quando la notizia che il pugile stava avendo problemi di respirazione iniziò a circolare.

L'importanza di un post

Aveva settantaquattro anni Muhammad Alì, ovvero nato nel 1942, quando la maggior parte dei genitori di quelli che oggi sono i "Je suis Muhammad Alì" non si erano ancora neanche incontrati.

Ma chi se ne importa? La cosa fondamentale è condividere, postare, rimarcare frasi celebri dello sportivo, far vedere a tutti che noi ci siamo, siamo presenti e, perché no, solo dopo, magari non ora, ma tra una settimana circa, quando nessuno scriverà più di lui, chiedersi...ma alla fine, chi era Muhammad Alì?