Sono ormai anni che la catalogna cerca di distaccarsi dal governo spagnolo, poiché stando a quanto acclamato dal popolo catalano, quest'ultimo non si sente parte del Regno di Spagna e quindi del potere costituito. Stando a quanto ci riferisce la storia, la Catalogna ha sulle sue spalle una lunga tradizione e identità culturale, perfino una lingua a sé, ma essa divenne parte della Spagna nel quindicesimo secolo. Poi nel corso dei secoli, ci furono molte vicende attorno ad essa e quindi seppur con una certa autonomia, la regione catalana ha da sempre avuto un legame con il potere costituito spagnolo.

Referendum farlocco?

Un referendum farlocco? Probabilmente si! Infatti non si può parlare di un referendum effettuato con tutti i crismi poiché non è stato autorizzato dal governo centrale. Questo ovviamente ha suscitato le ire di quest'ultimo proprio perché nessuna autorizzazione è arrivata e quindi non vi è alcuna validità. Si tratta dunque di una rivolta, una rivoluzione messa in atto contro il governo centrale e quindi di un vero e proprio attentato verso lo stato. In questo clima teso e abbastanza caldo, a scendere in campo è stato il Re Felipe VI con un videomessaggio nel quale non appoggiava quanto stava succedendo in Catalogna ma lo ha fatto proprio in quanto garante della costituzione.

I monarchici italiani cosa ne pensano ?

In Italia, vi è l' UMI (Unione Monarchica Italiana), la più antica realtà associativa monarchica italiana, fondata nel 1944, proprio per raccogliere quanti ancora si sentivano e si sentono tutt'ora, istituzionalmente monarchici. Proprio ieri, il presidente, l'Avvocato Alessandro Sacchi ha spiegato a Blasting News, cosa sta accadendo attualmente in Catalogna.

Le parole del Presidente:

'Partiamo da un esempio: Immaginiamoci che la Sicilia (regione autonoma a statuto speciale), domani mattina l'assemblea regionale siciliana, votasse a maggioranza, di celebrare un referendum monarchia - repubblica in Sicilia, fissa una data (che lo potrebbe fare), sennonché questa legge che è stata emanata in una regione sicché a statuto speciale appartenente alla repubblica italiana, sarebbe sindacabile dalla corte costituzionale.

Quest'ultima dunque dovrebbe dire: fermi tutti! Questo referendum non si può fare, perché l'articolo 139 della costituzione afferma che: l'Italia è unica e indivisibile e poi che la forma istituzionale non può essere oggetto di revisione, pertanto questo referendum non si può fare'.

Cosa accadrebbe in caso contrario?

'Nel momento in cui la regione siciliana lo facesse comunque, si mette fuori dalla costituzione, diventa una rivoluzione ed è chiaro che le rivoluzioni si reprimono (per adoperare un termine che contiene tutto), cioè vanno fermate in un modo o in un altro. L'auspicio è dunque quello che i rivoltosi, vengano messi sotto processo per attentato alla costituzione, perché quest'ultima (quella spagnola) che è una delle costituzioni più recenti in Europa, fu condivisa dopo la vicenda franchista e l'ascesa al trono di Re Juan Carlos.

La rivolta catalana è dunque un atto rivoluzionario, soprattutto perché messo in atto da poteri dello stato. Puigdemont ad esempio sta giocando con il fuoco, andrà sicuramente sotto processo perché si parla di un vero e proprio alto tradimento'.

Cosa rappresenta dunque la costituzione ?

'La costituzione è un fatto che appartiene a tutti ed essa dice proprio che si la Spagna è una, e quindi che il Re è il capo di tutto lo stato spagnolo e pertanto lo ha portato a dire: Io parlo in nome degli spagnoli e soprattutto in nome dei catalani che della Spagna fanno parte'.

Quale il ruolo del Re in questo caso ?

'Il Re, non poteva far altro che dire: Io sono il custode della costituzione e la difenderemo.

Perché la regola del gioco non si può violare. Noi monarchici lottiamo perché la repubblica riconosca che l'articolo 139 della nostra costituzione non funziona, ma è da quello che si parte! Sempre nel rispetto delle regole! Esiste un potere costituente e un potere costituito e solo il potere costituente può cambiare le regole del gioco. Le regole si rispettano e le rivoluzioni si sedano, possibilmente evitando di fare vittime. Non dimentichiamoci comunque che quando c'è stato l'attentato a Barcellona, il primo a correre è stato il Re, mostrando proprio l'espressione dell'unità nazionale che il Re incarna, ma purtroppo questo gesto è stato dimenticato con molta facilità dagli stessi catalani'.