Sono le 16.46, quando Matteo Renzi si presenta nel salotto di Barbara D'Urso di Domenica Live, su Canale 5, sorridente e fiero delle sue scelte politiche. La conduttrice lo accoglie come un amico di famiglia, ricordandogli che è la terza volta ospite della sua trasmissione. Renzi si siede e da subito cominciano a darsi del "tu". Matteo Renzi tocca un tasto abbastanza delicato: le famiglie. "Fino ad oggi sono state le famiglie a pagare, adesso tocca ai ministeri e alle Regioni". La presentatrice gli fa notare che per l'italiano medio, quando si parla di Legge di Stabilità subito viene in mente un aumento di tasse e gli chiede di spiegare con semplicità in cosa consiste la manovra finanziaria.

Matteo Renzi spiega che la Legge di Stabilità 2015 rispetto alla Legge di Stabilità del 2014, prevede un taglio di tasse di 18 miliardi di euro. Per vent'anni la politica ha chiesto soldi agli italiani che sono stati messi nel grande calderone della spesa pubblica, ora devono pagare le Regioni e i ministeri. L'Italia non è un "giocattolino", o si fa uno sforzo tutti insieme, per remare nella stessa direzione oppure si perde l'occasione. Se le Regioni sono arrabbiate prima o poi gli passerà.

La sanità

La sanità è un argomento che preoccupa gli italiani, e la padrona di casa, lasciandosi guidare da quello che "sente nella pancia" chiede al Presidente cosa intende il governo quando si parla di tagli alla sanità.

La Legge di Stabilità prevede dei tagli che non vanno a toccare i servizi, ma gli sprechi. Il governo prima di mettere mano sui conti della sanità si è domandato: "Ci saranno forse troppe Alsl? Troppi supermanager che gestiscono le strutture? Forse non pare assurdo come mai un prodotto sanitario in Piemonte costa un tot e in Calabria il doppio?

Ci sono malattie che invalidano le famiglie sia economicamente che psicologicamente. Ci sono Asl che offrono un servizio di assistenza e di sostegno a queste famiglie, questi servizi non vanno eliminati, ma gli sprechi sì. Bisogna rendere il Paese più efficiente".

TFR scelta libera

Il premier ha parlato anche di TFR in busta paga.

L'opinione pubblica a proposito si è spaccata a metà. C'è chi lo vorrebbe mensilmente e chi preferisce ritirarlo quando andrà in pensione o in caso di licenziamento. Prendere il TFR mensilmente, significa portarsi a casa su uno stipendio di 1200 euro, circa 100 euro in più. In questo caso però anche se non si dovrebbe fare, lo Stato lascia la libertà al cittadino di decidere cosa fare del proprio TFR, ma il lavoratore dovrà decidere entro gennaio 2015.