Dopo l'Italia, gli immigrati irregolari in fuga dal Medio Oriente utilizzano una seconda "porta" di ingresso per entrare nell'area europea: questa risulta essere i confini di Bulgaria, Grecia e Turchia (quest'ultima non fa parte della UE, ndr). Il 25 maggio scorso i ministri degli interni dei tre paesi hanno firmato un accordo trilaterale per la lotta contro le mafie che operano in tale piccola ma congestionata terra di confine. Durante il 2014, più di 11 mila immigrati sono entrati clandestinamente in Bulgaria e nel corso del primo trimestre quasi 3 mila clandestini sono stati arrestati al confine tra la Bulgaria e la Turchia.

Sia la Grecia che la Bulgaria hanno aspramente criticato la strategia per l'immigrazione che la Commissione europea ha presentato il 13 maggio scorso, mentre i paesi confinanti a Est avevano chiesto che è necessario un piano più incisivo e ad ampio spettro.

L'accordo, che è stato firmato a Sofia, prevede la creazione di un centro comune d'informazione e, nel contempo, verrà attivato un controllo congiunto presso i punti di confine più a rischio. Si presume che la nazione a capo della missione possa essere la Bulgaria. La misura, comunque sia, è integrativa rispetto a quella prevista dal Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Unione Europea. Con questo nuovo accordo, lo scambio di informazioni sarà gestito dalla polizia e dai funzionari doganali dei tre paesi coinvolti e la sorveglianza dei confini sarà rafforzata al fine di affrontare non solo il problema dell'immigrazione clandestina, ma anche per quanto riguarda l'individuazione di bande criminali che commerciano illegalmente droga, armi e persone.

Il problema immigrazione è sentito maggiormente da parte della Grecia via mare, mentre per la Bulgaria riguarda principalmente il passaggio dei clandestini via terra che giungono dalla Turchia. Ultimamente la Turchia accusa un considerevole aumento dei flussi migratori clandestini e rischia di vedersi letteralmente "invasa" da persone che fuggono a piedi dai conflitti in atto in Iraq, Siria e Afghanistan.

Questo fenomeno, di fatto, pone la Bulgaria e la Grecia a dover affrontare conseguentemente il medesimo pericolo. Il governo di Sofia ha innalzato da qualche tempo un'enorme recinzione al confine con la Turchia per poter arginare il flusso di immigrati che attraversano il proprio territorio per approdare poi in altri paesi europei. L'accordo prevede anche un suo ampliamento, per cui tale recinto passerebbe dagli attuali 30 ai circa 82 chilometri, estendendosi così lungo i confini degli altri due paesi partner.