“Quando i dirigentipolitici e religiosi assumono il compito degli storici, nederiva il delirio, non i fatti”, questa la risposta del Presidenteturco Erdogan in seguito alle dichiarazioni di Papa Francescolo scorso aprile, in cui il Pontefice invitava a riconoscerestoricamente il genocidio armeno verificatosi in Turchianegli anni della prima guerra mondiale.



A pochi giorni dalleelezioni del 7 giugno, le dichiarazioni del PresidenteErdogan servono probabilmente a rafforzare l'identità religiosa eculturale del suo partito Akp, di ispirazioneislamica e conservatrice.

Una posizione, quella di Erdogan edel suo partito, agli antipodi rispetto agli USA e alla suapresenza politica nel panorama laico internazionale, vissutacome una minaccia nel progetto di omologazione islamicadell'Akp.



Anche il governo degliStati Uniti, per bocca della portavoce del Dipartimento diStato Usa, Marie Harf sostiene che “Il presidente Obamae altri alti esponenti dell’amministrazione hanno più voltericonosciuto che 1,5 milioni di armeni furono massacrati negliultimi giorni dell’impero ottomano e che un pieno, franco egiusto riconoscimento dei fatti è nell’interesse di tutti. DellaTurchia, dell’Armenia e dell’America”.



Ankara è peròsempre più isolata in Europa e la maggioranza dell'Europa hapresentato dei documenti di condanna del “genocidio armeno”,chiedendo che tutti gli stati membri e la stessa Turchia loriconoscano ufficialmente.

In particolare, una mozione targataPpe invita i paesi Ue che ancora non l’hanno fatto ariconoscere il genocidio di un milione e mezzo di cristiani armenie la Turchia a “venire a patti con il suo passato”.